Un confronto a due con un tema centrale: il Fondo Salva Stati. L'ex ministro dell'Economia dei vari governi Berlusconi, Giulio Tremonti, e l'ex titolare del Mef nell'esecutivo Lega-M5S Giovanni Tria si sono dati appuntamento da Lucia Annunziata, nella trasmissione In Mezz'ora.
Ad aprire le danze ci pensa proprio Tria che sul Mes dichiara:"Le critiche erano condivise da tutti, Salvini all’inizio aveva ragione, poi la situazione è cambiata, perché c’è stato un negoziato che ha eliminato i punti su cui non era d’accordo". Poi, rispetto alla posizione da lui presa dice: “Non mi sento un traditore”, utilizzando le stesse parole di Matteo Salvini, che ha accusato Conte di aver tradito l’Italia sulle modifiche al Mes.
Ad attaccare il presidente del Consiglio ci pensa anche Giulio Tremonti che si rivolge a Conte con una frase ironica: “Sta per fare l’avvocato che patteggia l’ergastolo per il cliente”. Di quello che è successo dopo la ratifica del Mes, delle modifiche che si vogliono apportare, afferma che si tratta di “una catena di errori e orrori fondamentali”. Poi l’ex ministro dell’Economia invita l’Italia a non firmare e a “Sospendere il tutto, discutere su futuro Europa, rinviare discussione su futuro delle banche. L’Europa è una casa comune, non una banca comune”, anche perché lo stop alla revisione “non comporta niente”. Secondo Tremonti il nostro Paese ha pagato più degli altri e parla del meccanismo Salva Stati come “galleria di orrori fabbricata da elite di tecnici e da gente interessata, abbiamo pagato più degli altri. Devono smetterla”, conclude.
Per l’economista voluto da Lega-M5S a capo del ministero di Via XX Settembre, "Bisogna chiarire che si sta parlando di revisione di un Trattato e non di giudizio complessivo sul Trattato. La revisione – chiarisce Giovanni Tria - è nata prima del governo in cui ero ministro dell'Economia perché si voleva includere la possibilità di creare una sorta di paracadute finanziario, il backstop". "L'efficienza del fondo Salva-Stati – continua l’ex ministro - è di prevenzione anche per assicurare mercati".
Sul Mes è intervenuto anche Paolo Gentiloni: “Non vedo ragioni che possano spingere un singolo Paese a bloccare l'intesa sul Mes", ha aggiunto l'ex premier in un'intervista al Corriere della Sera. "La posizione italiana la chiarirà il presidente del Consiglio lunedì alle Camere", ha spiegato Gentiloni, "da Commissario europeo posso dire che la riforma di cui si parla è stata fatta per introdurre un ombrello protettivo in caso di crisi bancarie non gestibili con gli strumenti attuali. Si tratta di un obiettivo positivo. Le modalità sono state negoziate tra l'autunno del 2018 e il giugno 2019". Il neo commissario ha sottolineato che l'ultima parola, "spetterà ai parlamenti".
"Sull'Italia mi limito a dire che non ha bisogno di ombrelli, nè per le sue banche, nè per il suo debito, che va ridotto ma è perfettamente sostenibile", ha assicurato, "invece, descrivere l'intesa sul Mes come un rischio o addirittura un complotto contro l'Italia può alimentare rischi sui mercati che oggi non esistono".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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