Si torna a mettere sotto attacco la casa, stavolta con il pretesto che sarebbe responsabile delle emissioni di anidride carbonica e, di conseguenza, del cambiamento climatico. La macchina propagandistica che dal nulla ha inventato Greta Thunberg raccoglie i primi risultati di un massiccio investimento ideologico e in tal modo l'Unione europea stringe i tempi per mettere fuori gioco le abitazioni possedute dalle famiglie più povere.
Se il prossimo 24 gennaio sarà approvata una direttiva che successivamente, a marzo, dovrà passare pure il vaglio della Commissione energia del Parlamento europeo, gli edifici classificati oltre la classe E dovranno per forza di cose essere ristrutturati entro il 2030. Il dogma della natura antropica del «climate change» e la tesi che tutto va sacrificato sull'altare delle preoccupazioni degli ecologisti radicali stanno insomma per colpire i ceti più deboli, che vedranno le loro abitazioni immediatamente deprezzate. Anche perché a partire dal 2033 quelle stesse case dovranno essere almeno in classe D ed entro il 2050 raggiungere il livello di emissioni zero.
Per ora pare evitato il rischio di non poter vendere né affittare gli immobili «fuori regola», ma in realtà tutto ciò sarà di competenza degli Stati; e quindi non si può essere ottimisti.
Chi contesta questo progetto spesso evidenzia come alcune dei gruppi che riuniscono i politici e gli imprenditori più influenti a livello globale (si pensi, ad esempio, all'World Economic Forum di Charles Schwab, soltanto per citarne uno) da tempo si muovono per fare approvare simili norme, che di tutta evidenza possono favorire una generale riallocazione della ricchezza: favorendo alcuni e danneggiando altri. Ancor più importante, però, è comprendere come il dirigismo interpretato da questo messianismo radicale, che in Italia rottamerebbe circa il 60% delle abitazioni, è figlio di un'idolatria della politica in cui s'intrecciano, al tempo stesso, ambientalismo e scientismo: con il risultato che s'antepongono le mitologie ecologiste a qualunque altro valore umano e si sposa una visione dogmatica della conoscenza.
Se insomma ci troveremo sotto attacco perfino a casa nostra, in fondo, è perché
non abbiamo capito che il trionfo degli uomini di Stato (che hanno spesso trovato negli «esperti» le loro guardie pretoriane) avrebbe finito per minacciare ogni libertà e la stessa possibilità di una vita prospera e serena.
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