È un altro successo per lo Stato islamico: i miliziani jihadisti hanno conquistato nelle scorse ore un importante valico di frontiera tra Siria e Irak, Al Walid, dopo che gli agenti della polizia di frontiera di Bagdad hanno abbandonato le loro postazioni, proprio come hanno fatto nei giorni scorsi i soldati dell'esercito nazionale davanti all'avanzata degli estremisti a Ramadi, capoluogo della strategica provincia di Anbar, a meno di un'ora e mezza di auto dalla capitale.
L'anno scorso, lo Stato islamico aveva già conquistato un primo valico, che aveva garantito al gruppo islamista la continuità territoriale con la Siria. Da lì è partita l'offensiva che ha poi portato alla presa di un vasto territorio. La caduta nei giorni scorsi di Palmira – cittadina siriana di 50mila abitanti e patrimonio dell'Unesco per le sue rovine romane – e Ramadi, cuore dell'Irak sunnita, sono per lo Stato islamico i maggiori successi dall'inizio della campagna aerea americana e internazionale contro le sue postazioni: mettono in forse la strategia degli Stati Uniti. Gli americani conducono raid mirati lasciando però il combattimento sul campo alle forze locali.
È arrivata ieri la più robusta critica americana nei confronti dell'alleato iracheno: la presa di Ramadi da parte dello Stato islamico – ha spiegato alla CNN il segretario alla Difesa Ash Carter – dimostra come nelle forze irachene «manchi la volontà di combattere», «erano più numerosi degli avversari, ma si sono ritirati», ha detto dei soldati. La risposta di Bagdad è arrivata immediatamente. Il capo del comitato parlamentare per la Difesa, Hakim Al Zamili, ha accusato gli Stati Uniti di non aver fornito «adeguato equipaggiamento, armi e sostegno aereo» alle truppe. Nei giorni scorsi, i vertici della Cia, del Pentagono, del Comitato per la sicurezza nazionale si sono incontrati con il presidente Barack Obama per ripensare la strategia in Irak: è stato deciso di accelerare la fornitura di nuove armi, l'addestramento dell'esercito locale e l'Amministrazione insiste sul rafforzamento della cooperazione con le tribù sunnite che controllano Anbar, le stesse che, tra il 2007 e il 2008, cambiarono il corso della guerra decidendo di combattere con l'America contro Al Qaeda. «Non possiamo sostenere la vittoria, soltanto gli iracheni possono farlo. E in questo caso in particolare le tribù sunnite dell'Ovest», ha detto Carter. E sono proprio alcune milizie sunnite che assieme all'esercito e a miliziani sciiti nelle ultime ore hanno riconquistato terreno ad Anbar, riprendendo la cittadina di Husaiba Al Sharqiya, dieci chilometri a Est di Ramadi.
Emergono invece dettagli scioccanti da Palmira, dove secondo la tv di Stato siriana i civili uccisi dagli estremisti sarebbero 400 (quasi tutti donne e bambini), mentre la propaganda di Isis continua a mostrare video cruenti di uccisioni e massacri e arriva a definire «prostituta» Michelle Obama nell'ultimo numero della sua rivista in inglese, Dabiq. I numeri delle esecuzioni, scrive la Reuters , sono impossibili da verificare ma i racconti di massacri sono simili a quelli degli attivisti locali. Il premier siriano Wael Al Halqi ha parlato di «massacro orribile», ha accusato i governi di Arabia Saudita, Qatar e Turchia d'appoggiare gli estremisti e chiesto il sostegno internazionale. Lo Stato islamico continua a sollevare i timori della comunità internazionale, con il quotidiano Guardian che racconta di reclute che attraversano l'Europa, passando anche per l'Italia, in nave e treno per evitare i controlli agli aeroporti britannici.
«L'Italia non si è tirata indietro sin dall'inizio e, se ci sarà bisogno di dare ancora una mano, ancora più forte, siamo pronti a deciderlo assieme al Parlamento», ha detto ieri il ministro della Difesa Roberta Pinotti, spiegando come nell'ambito della coalizione anti-Isis operino «250 volontari dell'aviazione che collaborano nell'individuazione di
obiettivi», e che sono pronti «240 dei 280 soldati che invieremo in Irak per dare una mano» a esercito iracheno e soldati curdi.Il numero degli ultimi attacchi degli Stati Uniti contro postazioni Isis in Irak (17) e in Siria (11)
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