Ucraina, pioggia di razzi e allarme in Moldavia. Dubbi russi sul Donbass

Sorvolato il Paese di confine, che non è nella Nato e spinge all'addio la premier Gavrilita. Prigozhin scettico: "Ci vorranno due anni..."

Ucraina, pioggia di razzi e allarme in Moldavia. Dubbi russi sul Donbass

Se l'Occidente continua a essere cauto sulla fornitura di jet all'Ucraina, temendo una possibile escalation del conflitto, Mosca ieri ha rischiato di trascinare nella disputa Moldavia e Romania. Due missili russi avrebbero attraversato lo spazio aereo di entrambi i Paesi prima di entrare in Ucraina. Almeno questa la versione fornita dal comandante delle forze armate ucraine Zaluzhnyi, secondo il quale 2 missili Kalibr lanciati dal Mar Nero sono entrati nello spazio aereo moldavo, poi in quello rumeno, prima di rientrare in Ucraina nel punto in cui i confini dei tre Paesi si incontrano. La notizia è stata confermata dai vertici di Chisinau. «Alle 10.18 un missile ha attraversato lo spazio aereo della Moldavia, sopra la città di Mocra, in Transnistria e, successivamente, sopra Cosaui nel distretto di Soroca, dirigendosi verso l'Ucraina», ha commentato il ministro della Difesa Anatolie Nosatii. Il suo collega di Bucarest, Angel Tilvar, ha sostenuto al contrario che i sistemi di sorveglianza hanno rilevato un missile da crociera lanciato da una nave russa vicino alla Crimea, ma che non ha attraversato lo spazio aereo. «Il missile è stato lanciato da una base russa sul Mar Nero, ma è passato a 35 chilometri dalla frontiera, sorvolando invece lo spazio aereo della Moldavia». Il comandante delle forze aeree di Kiev, Mykola Oleschuk, ha spiegato che «avremmo potuto abbattere i razzi russi, ma abbiamo compreso il rischio per la popolazione delle due nazioni e non siamo intervenuti». La situazione ha spinto alle dimissioni la premier moldava, Natalia Gavrilita, e la presidente Maia Sandu ha nominato nuovo primo ministro Dorin Recean, finora segretario del Consiglio di sicurezza nazionale.

In effetti ieri i cieli ucraini erano in sold-out da ordigni, per via del massiccio attacco missilistico lanciato da Mosca. Le forze del comandante Gerasimov hanno colpito parecchie infrastrutture energetiche con razzi Kalibr, S300 e X101. Nell'operazione sono stati utilizzati anche una dozzina di droni kamikaze Shahed, dall'est del Mare di Azov, e sei missili da crociera lanciati dal Mar Nero. Nel pomeriggio gli invasori hanno bombardato il quartiere di Ostrov a Kherson, mirando anche a un grattacielo. Al momento si parla di 2 vittime e di una dozzina di feriti tra i civili. Per il Cremlino l'operazione avrebbe riscosso successo, mentre Kiev sostiene di aver neutralizzato 65 degli oltre cento missili nemici. I danni tuttavia ci sono stati: secondo l'operatore energetico privato Dtek, si sono verificate interruzioni di corrente a Kiev, Leopoli, Odessa e nelle regioni di Kharkiv e di Dnipropetrovsk.

Per quanto riguarda le operazioni via terra, le forze russe hanno guadagnato terreno in due settori chiave dell'est negli ultimi tre giorni, secondo il quotidiano report dell'M16 britannico. Alla periferia settentrionale di Bakhmut, nel Donbass, i miliziani del Gruppo Wagner si sono spinti 2-3 km più a ovest, controllando la campagna vicino alla strada principale M-03 che porta alla città. Più a sud, le unità russe hanno fatto progressi intorno alla periferia occidentale di Vuhledar (Donbass), che se conquistata aprirebbe opportunità per colpire gruppi ucraini in più direzioni contemporaneamente. Tutto questo è accaduto non senza perdite sensibili, dovute all'impiego di soldati di leva con scarsa esperienza. Le immagini pubblicate dal comando ucraino mostrano almeno 30 veicoli blindati abbandonati dopo un assalto fallito, e corpi a terra.

La nuova offensiva di Mosca fa tremare i polsi a Zelensky (che dovrebbe avere i primi 300 tank occidentali entro il 31 marzo e forse qualche jet Eurofighter Typhoon ad aprile), ma riconquistare il Donbass

potrebbe essere complicato ed estenuante per i russi. Yevgeny Prigozhin, boss della milizia privata Wagner, parla di «possibili altri due anni di battaglie. Se dobbiamo arrivare fino al Dnepr ce ne vorranno addirittura tre».

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