Neanche il tempo di metabolizzare le conseguenze dello sciopero generale di venerdì con sei poliziotti feriti a Torino e le immagini di Giorgia Meloni e Matteo Salvini bruciate che ieri a Roma durante la manifestazione nazionale per la Palestina i violenti sono tornati in piazza.
Vetrine infrante, scritte sui muri, cartelli con slogan pericolosi, petardi contro la polizia, bandiere di Hamas ed Hezbollah sono le conseguenze del corteo a cui, secondo gli organizzatori, avrebbero partecipato 30mila persone mentre per le forze dell'ordine sarebbero state circa 10mila.
Un gruppo di manifestanti incappucciati ha assaltato le vetrine di un supermercato di via Labicana, altri hanno riempito i muri di scritte contro Israele e a sostegno della «resistenza palestinese», mentre fumogeni e petardi sono stati lanciati da alcuni partecipanti contro il cordone di forze dell'ordine di presidio davanti alla sede della Fao.
Tra i cartelli presenti alla manifestazione pro Pal partita da piazza Vittorio Emanuele al grido di «Palestina libera» sono comparsi anche i volti della premier Meloni e dei ministri Valditara e Bernini coperti da macchie di vernice rossa e mani «insanguinate». A finire nel mirino dei pro Pal radicali è stato anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con un'immagine che lo raffigura dietro sbarre rosse e la scritta «Criminale contro l'umanità. Arresto subito» mentre una donna mostra un cartello con scritto: «Appoggiare Netanyahu rende complici di un genocidio. Non in mio nome, non in nome del popolo italiano! Palestina libera». Dopo l'occupazione a Torino della sede di Leonardo, l'azienda è tornata di nuovo nel mirino del mondo pro Pal e, tra i cartelli del corteo, se ne legge uno con scritto «Fuori Leonardo dalle università». D'altro canto tra gli organizzatori dell'evento ci sono gruppi radicali come l'Associazione Palestinesi d'Italia (Api), Giovani Palestinesi d'Italia (Gpi), Movimento Studenti Palestinesi (Msp) e l'Unione Democratica Arabo-Palestinese (Udap). Per comprendere di quali realtà stiamo parlando basti pensare che il presidente dell'Associazione Palestinesi d'Italia Mohammad Hannoun due settimane fa ha ricevuto un foglio di via da Milano per l'accusa di istigazione all'odio e alla violenza mentre i Giovani Palestinesi d'Italia si riferiscono al 7 ottobre come un «atto di resistenza».
In ogni caso, nonostante le parole del presidente della comunità palestinese Yousef Salman che ha fatto un appello «per l'unità dei palestinesi in Italia ma anche insieme a tutte le realtà italiane che sono oggi scese in piazza insieme a noi per urlare contro questo continuo genocidio e questa politica criminale dei governanti di estrema destra israeliani, perché questo continuo genocidio deve essere bloccato, fermato», la comunità palestinese italiana rimane divisa. Non tutte le sigle hanno infatti aderito alla manifestazione sancendo anche in questa occasione una spaccatura nel mondo pro Pal.
Sempre ieri è avvenuto un corteo pro Palestina a Milano in cui i manifestanti hanno sfilato lungo via Padova intonando cori di protesta contro Israele e il primo ministro Benjamin Netanyahu ma anche
nei confronti della premier Giorgia Meloni, cambia la città ma rimane uguale l'intolleranza. E solidarietà agli agenti coinvolti è arrivata dal vicepremier, Antonio Tajani: «Inaccettabili violenze al corteo per la pace».
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