A un bilancio pesantissimo legato al tragico terremoto, si somma un'inflazione record e un cammino di avvicinamento alle elezioni di maggio caratterizzate da tensioni e fuga di capitali. La Turchia di Recep Tayyip Erdogan deve affrontare, da un lato, l'impennata del costo della vita a cui ha risposto con un'impennata di spesa pubblica e, dall'altro, il deterioramento dei fondamentali dell'economia dopo due anni di crisi.
Dietro la mossa disperata di Erdogan, pari all'1,4% del budget annuale, di offrire bonus, sgravi, prestiti a basso costo e perfino impegni a non aumentare i pedaggi stradali c'è la consapevolezza che, dopo 20 anni ininterrotti di potere, stavolta il clima è diverso. I sondaggi rivelano una popolarità in calo, le opposizioni sono decimate a causa di alcuni leader in carcere come Selahattin Demirtas e altri condannati a non candidarsi, come il popolarissimo sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, senza dimenticare una figura chiave come la 45enne Canan Kaftancioglu, condannata per aver insultato il presidente e lo Stato.
Inoltre poche settimane fa Erdogan ha eliminato il requisito dell'età pensionabile, consentendo a più di 2 milioni di lavoratori di ritirarsi anticipatamente, contribuendo a mettere ancora più un pericolo un'economia che vede la classe media scomparire, con le file per il pane tornate a fare capolino in molte città. Sullo sfondo il bivio geopolitico rappresentato dalle presidenziali di maggio, perché potenzialmente foriere di ulteriori effetti collaterali su un sistema già zavorrato dalla crisi della lira e dalla turbolenza di mercati poco rassicurati dalle azioni della Banca Centrale. I dati dell'ultimo biennio dicono che la riduzione dei tassi al 9% dal 19% ha fatto crollare la valuta nazionale alla fine del 2021 e un altro 30% l'anno scorso: il decimo consecutivo, con l'inflazione schizzata all'85%.
Un possibile scenario potrebbe vedere vincere il Sultano, ma perdere il controllo del Parlamento, con una conseguente macro incertezza politica e, annessa, volatilità del mercato.
Ma il presidente continua a spendere per la Difesa. Nel mezzo il dossier energetico, con il rischio per la Turchia di restare fuori dal gasdotto EastMed che potrebbe collegare Israele e Italia, passando da Cipro e Grecia.
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