Si contano i morti, si pesano le cifre dell'abusivismo. Ventisettemila richieste di condono presentate fra il 1985 e il 2003, in occasione dei tre provvedimenti di clemenza a carattere nazionale. E di queste ben 3.506 nel territorio di Casamicciola, epicentro del disastro di queste ore. Non basta, perché dopo il terremoto del 2017 il governo Conte - come ricostruisce Legambiente - inserisce un altro condono nel testo di un decreto legato al Ponte di Genova: sulle scrivanie dei tecnici arrivano, come ha raccontato ieri il Giornale, altre mille domande di sanatoria. In pratica, semplificando ma non troppo, si può calcolare che mezza Ischia, un'isola di 60mila abitanti, sia abusiva.
Fuori dalle liste rimangono 600 edifici che dovrebbero essere abbattuti. Ma le demolizioni, a Ischia e non solo, sono rarissime e tutti sperano che alla fine gli edifici, costruiti spesso con materiali scadenti, finiscano per essere «dimenticati».
Le cifre sono impietose, uno scandalo che si fatica a commentare, ma sono anche oggetto di interpretazioni surreali. Giuseppe Conte, artefice dell'ultimo provvedimento del 2018, va in tv da Lucia Annunziata, su Rai3, e si destreggia con uno slalom dei suoi: «A Ischia c'era un blocco totale, a Ischia c'erano richieste di condono precedenti al terremoto per circa 28mila abitazioni. C'erano richieste per i danni del terremoto per circa 1.100 abitazioni, per cercare di accelerare quelle pratiche è stato introdotto l'articolo 25 che non è un condono ma ha definito la procedura alla luce della legislazione già vigente per esaminare quelle pratiche, dare una risposta».
Un'interpretazione obiettivamente avventurosa, al di là dei numeri che variano leggermente da una fonte all'altra, e che suscita perplessità e pure risposte affilatissime. «C'è un limite alla decenza, oggi - replica su Instagram Matteo Renzi -. Giuseppe Conte lo ha superato. Conte dice che il suo non era un condono, ma l'articolo 25 del suo decreto legge parla esplicitamente di procedure per il condono a Ischia. Conte si deve vergognare per il condono e per aver chiuso l'Unità di missione sul dissesto idrogeologico». In rete tornano gli audio e i video di quei giorni infuocati; Renzi che in parlamento tuona: «Di abusivismo si muore», e invita a Conte a non smantellare l'Unita di missione Italia Sicura che invece viene puntualmente eliminata. Aprendo il solito, cinico gioco del cerino.
Prova a smarcarsi anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che se la prende con la feroce liturgia delle critiche: «Abbiamo registrato quello che si verifica di solito in Italia di fronte alle disgrazie: oltre ai terremoti e alle valanghe abbiamo le valanghe di parole di personaggi politici che non c'entrano assolutamente niente ma vogliono farsi propaganda». Poi il presidente della Regione viene al dramma dell'isola, legando fra loro le successive disgrazie degli ultimi anni: «Oggi avremmo dovuto tenere la conferenza di servizi conclusiva per approvare il piano di ricostruzione post terremoto del 2017». Purtroppo le priorità sono cambiate e a emergenza si somma emergenza.
«A questo punto - spiega a Rainews24 - dobbiamo lavorare per completare e approvare entro l'anno il piano di ricostruzione del terremoto che prevede anche delocalizzazioni di interi abitati in altre zone, e poi ovviamente dobbiamo comprendere gli interventi di assetto idrogeologico della collina».Insomma, la politica ha fatto troppo poco e ha lasciato fare troppo. Non sarà facile cambiare strada.
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