Sessanta giorni di studio profondo per arrivare - come ha assicurato la premier Giorgia Meloni - a una legge di Bilancio tutta centrata su famiglie e lavoro. E tra i temi, è spuntata un'antica battaglia della destra italiana: la partecipazione agli utili dei lavoratori. Va detto che l'ultima legge di Bilancio va già in quella direzione, per esempio con la detassazione dei premi di produzione per i dipendenti del privato. Comunque, la partecipazione è stata tirata in ballo da Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fdi, da Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e da Carlo Fidanza, capo delegazione di Fdi-Ecr a Strasburgo e Bruxelles. Rizzetto, Fdi, riferendosi alla proposta d'iniziativa popolare della Cisl, rilancia: «Interessante, l'ho firmata. Ritengo si possa inserire nel quadro delle proposte che valuteremo a breve con il ministro del Lavoro e il Cnel». Fidanza ribadisce: «Giusta la scelta di affidare al Cnel una proposta unitaria contro il lavoro sottopagato. Ci auguriamo possa essere l'occasione per definire un nuovo modello nelle relazioni industriali, che apra finalmente alla partecipazione dei lavoratori di cui anche il presidente Brunetta è da sempre convinto fautore». Per ora è un'ipotesi. Oltre alla Cisl, c'è l'Ugl, che con Paolo Capone si è detta favorevole. E c'è pure la Cisal. La conferma che l'idea è in campo arriva al Giornale dal presidente dei deputati di Fdi Tommaso Foti: «Ora è il momento di dare attuazione ad all'articolo 46 della nostra Costituzione, da sempre disatteso. Esso contempla il diritto - non la facoltà o la possibilità - dei lavoratori a collaborare alla gestione delle imprese. Un principio, quello espresso nella Costituzione Italiana, che affonda le sue radici nella dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII». Il senatore Dario Damiani di Forza Italia specifica come da parte degli azzurri non ci sia «alcuna preclusione» a discutere della proposta Cisl. Federico Iadicicco, presidente Anpit, associazione datoriale, rimarca come la partecipazione agli utili sia uno «Strumento per coniugare aumento di produttività del lavoro con equità e crescita delle retribuzioni. Nelle grandi imprese, si può immaginare anche una rappresentanza nei Cda su base volontaria. Nelle piccole e medie imprese, si possono incentivare accordi di secondo livello che prevedano elementi di partecipazione dei lavoratori». Anche Iv è concorde. La segretaria nazionale e senatrice Raffaella Paita contesta la scelta della presidente del Consiglio di affidare al Cnel un compito centrale in questa partita. Ma, come Renzi, sostiene la proposta Cisl. «Credo che sia veramente paradossale - afferma - che sia il Cnel, realtà del tutto inutile a dover impostare il tema dei salari nel paese. Per noi il Cnel andava cancellato». Poi il dialogo: «Fondamentale è invece andare avanti sulla proposta della Cisl a prima firma Renzi di partecipazione agli utili dei lavoratori. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma.
La partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa è una risposta giusta perché si lega a due temi fondamentali per l'economia italiana: l'aumento dei salari e del reddito dei lavoratori italiani e il miglioramento della produttività aziendale che è più debole in Italia rispetto ai competitor europei più importanti. La misura - chiosa Paita - va accompagnata con un regime fiscale di favore che premia la corresponsione di questi utili partecipativi detassandoli». Di partecipazione agli utili dei lavoratori se ne discuterà ancora.
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