Il vaccino Oxford AstraZeneca sembrerebbe avere un'efficacia limitata contro le infezioni di bassa e media gravità provocate dalla variante cosiddetta sudafricana del coronavirus. La notizia è stata data ieri dal Financial Times che ha riportato in anteprima i risultati preliminari di uno studio condotto dall'università di Oxford e da quella sudafricana di Witwatersrand.
Non ancora sottoposto al vaglio della comunità scientifica, lo studio è stadio condotto su un campione limitato di poco più di 2.000 adulti con un'età media di 31 anni. Data la natura parziale del campione esaminato l'analisi non giunge ad alcuna conclusione sull'efficacia del vaccino nel prevenire casi gravi della malattia, un aspetto che dovrà essere ulteriormente approfondito. Cosa significhi efficacia limitata non è stato chiarito dagli scienziati che dovranno quantificare nei prossimi giorni di quanto diminuisce la protezione offerta dal vaccino sviluppato da Oxford AstraZeneca. Anche quelli di Johnson&Johnson e Novavax si starebbero rivelando meno efficaci contro la variante sudafricana, la stessa conclusione cui stanno giungendo anche Moderna e BioNtech/Pfizer. La professoressa Sarah Gilbert, scienziata che guida la squadra di ricercatori di Oxford che lavora ai vaccini anti-covid ha spiegato alla Bbc che nel caso della variante sudafricana «sembra che potremo non riuscire a ridurre il numero totale di casi, ma ci sarebbe comunque una protezione contro le ospedalizzazioni e i casi più gravi. E sarebbe molto importante per i sistemi sanitari».
La mutazione sudafricana - conosciuta come E484K - si è già innestata nella variante inglese ed è stata già rilevata in oltre 100 casi nel Regno Unito. La sua resistenza ai vaccini anti-covid di prima generazione complica i programmi di vaccinazione in corso nel mondo per i quali ci sarà probabilmente da prevedere dei richiami periodici che tengano conto dei cambiamenti del virus: «Crediamo sia molto probabile un richiamo annuale, oppure uno in autunno e poi una vaccinazione annuale ha commentato Nadhim Zahawi che guida il programma di vaccinazione del Regno Unito. Sarebbe come le campagne antinfluenzali, per le quali si guarda a quali varianti si stanno maggiormente diffondendo nel mondo e ci si attrezza rapidamente con un vaccino specifico». Lo studio riportato dal FT raffredda in parte gli entusiasmi degli ultimi giorni, quando la ricerca scientifica ha dimostrato che il vaccino AstraZeneca è efficace contro la variante registrata nel Kent e poi diffusasi rapidamente nel Regno Unito. Una notizia emersa sabato e che si aggiunge alla conferma giunta in settimana da Oxford che la scelta del governo inglese di somministrare le due dosi del vaccino a distanza di 12 settimane anziché le 3 consigliate dal produttore è vincente: l'efficacia della prima dose è del 76% e cresce poi all'82.4% con la seconda inoculazione distanziata.
AstraZeneca, che si dice comunque fiduciosa che l'attuale vaccino si possa dimostrare efficace nel prevenire i casi più gravi della malattia, ha annunciato che è già al lavoro con Oxford per svilupparne una versione aggiornata che potrebbe essere pronta per l'autunno.
Il vaccino della multinazionale anglo-svedese, che presenta ridotte complessità logistiche rispetto alla concorrenza e può essere conservato in normali frigoriferi, è cruciale soprattutto per le campagne vaccinali di molti paesi in via di sviluppo. La stessa Organizzazione mondiale della Sanità ha annunciato che discuterà oggi dell'efficacia del vaccino AstraZeneca contro la variante sudafricana.
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