Per vendicare l'orsa ora c'è chi vuole boicottare il Trentino

Tra interrogazioni parlamentari e cortei il web invoca misure estreme. Il presidente della Provincia: "Potrei anche dimettermi"

Per vendicare l'orsa ora c'è chi vuole boicottare il Trentino

La morte di Daniza, ufficialmente deceduta per una maldestra anestesia, ha colpito duramente non solo gli animalisti, ma anche i comuni cittadini. Bisogna tornare ai Beagle di Green Hill, e alle fasi cruciali di questa vicenda che ha interessato l'intera nazione, per ritrovare accenti di commozione e rabbia simili. Con un'unica differenza. Quella volta i media trasmettevano le immagini di giovani e anziani che, dopo l'assalto alla «prigione», ne uscivano sollevando il cucciolo strappato al gelido marmo dei laboratori. Questa volta invece la favola manca del lieto fine, riservandoci la tragedia di una madre morta e di due cuccioli non ancora svezzati allo sbando, probabili vittime dei mille pericoli che la montagna e i suoi boschi offrono come pegno a chi vuole saggiare la durezza di una natura selvaggia e spesso inclemente.

Credo sia proprio questa la lettura della partecipazione collettiva al dramma che ha preso il posto dell'esclusione di Balotelli nelle discussioni al bar, prima di cena. Siamo un popolo che non ha tema di rendersi ridicolo di fronte al mondo intero, con le sue performance alla Stanlio e Ollio, ma non toccate l'amore materno. Quello è sacro. Il pensiero di una mamma che ha giustamente difeso i suoi piccoli (causando peraltro quattro spelature superficiali), uccisa dall'insipienza e dall'idiozia umane, e dei suoi due orsacchiotti che vagano nella notte alla ricerca di qualcosa da mangiare, fra crepacci e altre mille insidie, ha colpito tutti e ha lasciato il segno. Ecco che allora, allo sgomento e al pianto, segue la rabbia, l'odio per tutti coloro che, in qualche modo, si sono resi responsabili di avere spezzato il legame che unisce il cucciolo al seno della mamma. E quando l'odio monta come la maionese impazzita non guarda più in faccia nessuno. Schiuma sulla Rete con la veemenza dei marosi. «Bello il Trentino, ma non ci metterò più piede» è il commento cliccato, piaciuto, condiviso da milioni di contatti, in Italia e all'estero. Dalle mele della Val di Non, allo speck, alle gite organizzate, alle settimane bianche, tutto s'infrange contro un muro di odio che (ingiustamente) non fa più alcuna distinzione. Sono certo che molti rudi montanari trentini piangono la morte di Daniza più di noi e, chi nei boschi ci sa andare per antica tradizione di famiglia, prova altrettanta rabbia nei confronti di amministratori incompetenti, arroganti e ignoranti, messi lì per una tessera di partito. E mentre la Rete inizia la sua opera di sistematico boicottaggio dei prodotti e della terra trentina, si annunciano manifestazioni a profusione, da Trento a Roma dove lunedì, davanti al ministero dell'Ambiente, si svolgerà una manifestazione indetta da numerose associazioni animaliste ormai coagulate nella richiesta di dimissioni del ministro Galletti, reo di non avere preso minimamente in considerazione i suggerimenti degli esperti e soprattutto di avere seguito il caso con una superficialità disarmante. Il presidente della Provincia Ugo Rossi, al centro delle polemiche, annuncia che si dimetterà se emergeranno responsabilità penali.

Nel frattempo la vicenda approda in Parlamento, dove fioccano le interrogazioni di chi vuol sapere (cosa che gradiremmo anche noi comuni mortali) come effettivamente si sia svolta l'ennesima prodezza perfettamente coordinata da tecnici e amministrativi degni di una scenetta fra Totò e Campanini, non certo

di gestire situazioni con questo grado di delicatezza e complessità.

Il popolo italiano sopporta stoicamente di essere amministrato da Stanlio e Ollio, ma non feritegli il cuore delle mamme. Anche se hanno pelliccia e coda.

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