Vince Schulz, sì alla Merkel Ma la Spd adesso è spaccata

Via libera alla grande coalizione di 362 delegati su 642. Il giovane leader Kuehnert: «Partito a picco»

Vince Schulz, sì alla Merkel Ma la Spd adesso è spaccata

Berlino Sì all'alleanza che non entusiasma nessuno per dire no a elezioni che tutti temono. Il partito socialdemocratico tedesco (Spd) ha deciso di proseguire sulla strada verso una nuova grande coalizione con i moderati di Angela Merkel. La decisione è stata presa dal congresso straordinario del partito convocato a Bonn ed è stata molto sofferta: dei 642 votanti, 362 hanno detto sì a un negoziato con il partito cristiano democratico (Cdu) della cancelleria; i no sono stati 279. Con il voto di ieri, la Spd ha approvato l'intesa di massima siglata dieci giorni fa con la Cdu: un documento in 28 pagine che prevede un ritocco al ribasso delle aliquote fiscali per i redditi medi e bassi, un tetto massimo agli arrivi di profughi in Germania a 200 mila unità l'anno, investimenti infrastrutturali per 45 miliardi, e il rilancio dell'Ue. L'alleanza con Merkel in patria e con il presidente francese Emmanuel Macron per «una Germania consapevole delle sue responsabilità in termini di libertà, democrazia, coesione e solidarietà in Europa» è una delle levE azionate dal leader Spd Martin Schulz per convincere i delegati. Alle elezioni del 24 settembre, il partito di Schulz ha toccato il minimo storico del 20,5% e molti socialdemocratici hanno capito che l'abbraccio con la cancelliera porta la Spd a perdere identità e voti. All'indomani del voto, Schulz per primo aveva annunciato il ritorno della Spd sui banchi dell'opposizione ma lo spettro dell'ingovernabilità ha spinto il partito a più miti consigli.

D'altro canto, l'alleanza con i socialdemocratici è l'ultimo treno anche per la cancelliera. Un «no» dei delegati a una nuova GroKo avrebbe facilmente portato a elezioni anticipate, ma la stessa Spd non è certo pronta per le urne: indecisa fra governo e opposizione, la formazione è indicata da Insa/YouGov al 18,5%. Il partito non è certo l'unico a temere le elezioni. Un no all'intesa sarebbe «una catastrofe politica» per la Germania, aveva ammonito alla vigilia del congresso di Bonn Horst Seehofer, leader dei cristiano-sociali (costola bavarese del partito di Merkel). E Macron, ha rivelato Schulz ai delegati, ha chiamato la Spd per ricordare che nuove elezioni potrebbero rafforzare la destra xenofoba di AfD.

Nonostante il sì di ieri, la strada per il governo è ancora lunga. Sostenuta dall'ala sinistra del partito e dal leader dei giovani socialisti Kevin Kühnert («il partito è in crisi») metà Spd è scontenta dell'accordo; dispiace soprattutto il tetto ai profughi e la mancata istituzione di un sistema sanitario pubblico che superi quello basato sulle assicurazioni. Schulz e la fida Andrea Nahles hanno promesso che strapperanno ulteriori concessioni al partito di Merkel. La via crucis della cancelleria non è però ancora terminata.

Schulz ha anche promesso che l'accordo finale fra Spd e fronte moderato sarà sottoposto all'approvazione dei 445 mila iscritti al partito. Solo allora, probabilmente attorno a Pasqua, si saprà con certezza se la Germania avrà un nuovo governo di grande coalizione.

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