Xi-Putin grandi assenti, pace armata con Macron

Russia e Cina restano a casa. Tensione Londra-Parigi, salta il bilaterale con Johnson

Xi-Putin grandi assenti, pace armata con Macron

È il primo grande vertice in presenza dopo i giorni più bui del Covid. Ma non sarà una rimpatriata tra amici. Cinque leader invitati hanno deciso di rimanere direttamente a casa; tra chi è arrivato a Roma in parecchi avranno il problema di certe riunioni di condominio: innanzitutto evitare di incrociare il vicino con cui si è in lite.

A contribuire a un clima rilassato sarà solo un'assenza, quella dell'Arabia Saudita: checché ne pensi Matteo Renzi, i contatti con il Paese di Mohammed bin Salman restano una fonte di regolare imbarazzo per le diplomazie di mezzo mondo. Il Re Salman si limiterà a seguire i lavori via video, lo stesso farà il premier giapponese Fumio Kishida, tra tutti il più giustificato: domani si gioca potere e futuro politico in una complicata tornata elettorale. Quanto al Messico sarà rappresentato dal ministro degli Esteri.

I due di cui si sentirà di più la mancanza sono i colossi: Russia e Cina. Vladimir Putin e Xi Jinping resteranno lontani per ragioni ufficialmente legate al Covid (anche in questo caso la tecnologia li collegherà al tavolo dei lavori). I due autocrati hanno affrontato la pandemia con un atteggiamento simile. Xi non partecipa a un vertice internazionale dal gennaio del 2020, quando si recò in Birmania: non sarà a Roma, non andrà a Glasgow per la conferenza sul clima, non parteciperà al vertice in Senegal con i Paesi africani della fine di novembre. Gli analisti prevedono la ricomparsa in occasione delle Olimpiadi invernali in Cina nel prossimo febbraio. Più i meno lo stesso vale per Putin che diserterà anche l'appuntamento scozzese: nonostante il vaccino Sputnik, il presidente russo continua a vivere a tutti gli effetti in una bolla, dopo aver ridotto al minimo anche i contatti personali e di politica interna. Sotto certi aspetti il virus suona come un'opportunità: inutile affrontare summit se il clima è poco favorevole ad intese. I rapporti della Cina con gli Stati Uniti, così come con molti dei suoi vicini, non sono mai stati così tesi. Da Taiwan al commercio internazionale i temi controversi si sono moltiplicati e approfonditi. La Russia è ai minimi termini sia con la Nato sia con la Ue (dal gas ai diritti umani). Anche in questo caso un'assenza può davvero essere «diplomatica».

Non che tra i presenti a Roma le cose vadano poi molto meglio: il turco Erdogan ha appena deciso l'espulsione di 10 ambasciatori (quattro dei Paesi interessati sono al G20: Usa, Canada, Francia e Germania). Salvo poi ripensarci dopo aver salvato la faccia, con una dichiarazione delle controparti in cui si diceva che la difesa del detenuto politico Osman Kavala (la materia del contendere), non voleva rappresentare un'ingerenza negli affari interni.

Il leader turco incontrerà Angela Merkel (che ha portato con sé al vertice il prossimo Cancelliere Olaf Scholz, che verrà ufficiosamente presentato ai partner). Tedeschi e turchi parleranno anche e sopratutto del nucleare iraniano, ma Erdogan non avrà un tête à tête con Biden. La riappacificazione è rinviata a Glasgow per la Cop26. In ballo non ci sono problemi climatici ma la fornitura di un bel numero di aerei da guerra e arrivare a un accordo interessa a tutti.

Aria di burrasca, invece, tra Francia e Gran Bretagna: Brexit e soprattutto guerra per la pesca sembrano aver lasciato il segno: tra Emmanuel Macron e Boris Johnson era previsto un incontro bilaterale che è poi stato annullato.

Pace fatta, al contrario, tra lo stesso Macron e Joe Biden. Qui da sistemare c'era l'accordo per i sommergibili, negoziato dagli americani con Gran Bretagna e Australia alle spalle dei francesi.

«Siamo stati maldestri, quello che abbiamo fatto non è stato molto elegante. Ma la Francia è un partner estremamente importante», ha detto Biden al termine del colloquio tra i due.

«Hanno chiarito quello che dovevano chiarire. Ora guardiamo al futuro», ha sorriso comprensivo Macron.

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