Zaia e il modello Veneto: "Così siamo riusciti a contenere il coronavirus"

Il governatore leghista ringrazia i veneti: "Hanno un senso civico straordinario e ci stanno aiutando molto in questa emergenza". E ricorda quella telefonata a febbraio che annunciò i primi morti causa coronavirus

Zaia e il modello Veneto: "Così siamo riusciti a contenere il coronavirus"

Il modello Veneto rappresenta una best practice contro la pandemia di coronavirus. La regione "locomotiva d'IItalia" è stata insieme alla Lombardia la terra che ha ospitato i primi focolai d'Italia: oltre a quello Codogno, nella provincia lombarda di Lodi, quello di Vo' Euganeo, a Padova. Intervistato dal quotidiano Libero, il governatore della Lega Luca Zaia ricorda la telefonata nella serata del 21 febbraio che gli annunciò la morte di un signore e alcuni casi di infezione da Covid-19. Una telefonata che ha dato il "la" all'incubo: "Ero in giro per lavoro. Ricevo una telefonata: 'Abbiamo due casi di coronavirus'. Da quel momento è cambiato tutto".

Ma i veneti e il Veneto sono stati più fortunati e forse anche più bravi dei vicini, visto che nella regione guidata dall'esponente del Carroccio il bilancio dei morti e dei contagiati è assai più basso rispetto alla Lombardia. La regione di Attilio Fontana, infatti, paga quella "bomba biologica" rappresentata dalla partita di Champions League tra Atalanta e Valencia giocata allo stadio San Siro di Milano, con circa 50mila bergamaschi sugli spalti. La città e la provincia di Bergamo non a caso sono messe in ginocchio e falcidiate dal coronavirus.

In Veneto le cose sono andate meglio e Zaia spiega quella che potrebbe essere stata la mossa "vincente": "Abbiamo puntato sui tamponi a tappeto e per questo ho ricevuto parecchie critiche. A oggi ne abbiamo fatti circa 150mila. Non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia, ma per ora siamo riusciti a contenere l'epidemia. Senza un intervento tempestivo saremmo qui a parlare di una situazione ancora più pesante". E nel prosieguo della chiacchierata con il giornale di Vittorio Feltri ringrazia il suo popolo: "I veneti mi stanno emozionando: hanno un senso civico straordinario, sono loro la vera arma contro il virus".

E così come il senso civico dei veneti – racconta ancora il presidente leghista Luca Zaia– ha aiutato non poco il dipartimento regionale di prevenzione: "Fortunatamente eravamo già preparati. Il nostro dipartimento di prevenzione aveva predisposto il piano in caso d' emergenza. È chiaro che durante la prima riunione, appena arrivata la notizia dall' ospedale, abbiamo discusso dell'ignoto, non si conosceva niente del virus, ma avevamo già pronta una strategia e questo ci ha avvantaggiato".

Nella crisi si è rivelato essere decisivo anche l'apporto dell’Università di Padova, che ha proposto alle istituzioni locali di sottoporre al test del tampone tutti i cittadini residenti a Vo' Euganeo, in quelle settimane iniziali dell’incubo.

E di tamponi il Veneto riuscirà a farne sempre di più grazie a un macchinario: "Ci è stato dato in dotazione al laboratorio del professor Crisanti: in totale riusciremo a produrre 15mila test al giorno", ha chiosato Zaia.

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