La guerra degli (e agli) infettivologi iniziata a marzo regala sempre preziose perle. Anche perché gli attori in gioco non sono più solo gli Scanzi e i Travaglio di turno, ma anche i dottori stessi impegnati nella lotta al Coronavirus. Pur colleghi e luminari della materia, nella maggior parte dei casi perfetti sconosciuti fino a nove mesi fa e oggi divenuti delle star tv, non si risparmiano in battute pungenti e colpi bassi.
Ieri, uno dei più discussi tra di loro, il professor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano, rispondendo su Twitter ad un utente che lo ringrazia per le condizioni di salute in miglioramento di una persona a lui cara, si lascia andare a considerazioni che scatenano l'ennesima polemica tra scienziati: «Grazie al mio splendido gruppo. Che figata salvare vite umane mentre gli sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato sparano cazzate in televisione». Ovviamente non si riferisce ad alcuno in particolare ma c'è chi, più di altri, sente impellente il desiderio di rispondergli.
Come il professor Massimo Galli, responsabile Malattie infettive del Sacco di Milano, ospite fisso in programmi tv: «Di malati ne vedo da 44 anni, sono un medico in ospedale» e vedo «pazienti con patologie più affini a quelle che vede Zangrillo, occupandomi di malattie infettive». Non è direttamente chiamato in causa, ma ha evidentemente il dente avvelenato con Zangrillo, col quale ha avuto diversi scontri in tv. Galli si dice infastidito dai tanti giornalisti che lo cercano e lo intervistano anche se pare non negarsi mai a tv e giornali. «Non mi sento toccato da queste affermazioni - spiega Galli - Sono anche stanco di alimentare contrapposizioni che sono diventate oggetto di satire tra me e Zangrillo, mi sembra fuori luogo. Di contrappormi non mi è mai importato nulla».
Zangrillo in questi mesi di pandemia ha fatto molto discutere con le sue affermazioni sul Coronavirus. La più controversa quella di fine maggio quando osò dire, facendo poi dietrofront, che il Covid-19 «dal punto di vista clinico non esiste più». E alcuni utenti del web glielo rinfacciano pure oggi così come pure c'è chi conta le presenze in tv e sui giornali dello stesso primario. «Per un medico, non è una figata salvare vite umane. È un dovere. Dovrebbe ricordarlo più spesso». «Non è per nulla una figata, è il nostro dovere, il nostro lavoro: utilizziamo termini adeguati e cerchiamo di essere sobri perché, purtroppo, ci sono anche vite che non riusciamo a salvare».
«Ma che modo di esprimersi è? Questo è il modo serio di un medico? Forse Crozza ha ragione a farle il verso come un gran montato!», scrive un utente. E ancora: «Professor Zangrillo, mi perdoni, ma nemmeno mio figlio di 13 anni si esprime così. Le ne ha 62». La guerra dei cinguettii non si ferma.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.