Pensa al futuro Nicola Zingaretti. Futuro inteso come un ritorno sulla scena politica nazionale. L'obiettivo è vicino, il 25 settembre ci sono le Politiche, alle quali lui è pronto a candidarsi, nonostante sia presidente in carica della Regione Lazio. "Sono a disposizione per un progetto politico - dice in un'intervista a a Radio anch'io, su Radio Rai - poi dipenderà dal gruppo dirigente del Pd, la mia consiliatura è finita perché dopo due mandati nel Lazio non ci si può ricandidare. E penso che due mandati per un presidente di Regione siano sufficienti, quindi occorre cambiare. Sicuramente combatterò, strada per strada, nelle piazze, nei luoghi di vacanza per ridare speranza a questo Paese che è la mia gente, la mia comunità. Perché ora c'è bisogno di non uccidere la speranza di potercela fare".
Zingaretti poi prende le distanze, in modo fermo, dal Movimento 5 Stelle, nonostante fino a pochi giorni fa sia stato uno dei più strenui sostenitori del "campo largo". "Con il Movimento 5 Stelle, purtroppo lo dico perché abbiamo fatto insieme un bel percorso, non ci sono in questo momento le condizioni per allearci: verrebbe meno la credibilità di una proposta politica a questo punto".
Le parole del presidente della Regione Lazio infiammano subito la polemica politica. "La maggioranza Pd-M5Stelle di fatto non esiste più - dicono i consiglieri regionali del Lazio di Fratelli d'Italia - non resta che indire le elezioni. Con le dichiarazioni rilasciate questa mattina Zingaretti manda definitivamente alla deriva la scialuppa M5Stelle che ha salvato dal naufragio la sua ridottissima maggioranza e gli ha consentito di tenersi stretta la poltrona di via Colombo. Dall’alto della quale ha fatto tutto il possibile per incrementare il suo potere dentro i dem e favorire in ogni modo gli amici del suo partito. Una volta di più, l’ormai ex presidente del Lazio non smentisce la sua celeberrima volubilità politica. Ancora qualche giorno fa esaltava le magnifiche sorti del 'campo largo' in Regione, oggi pressato dagli eventi e da una prospettiva elettorale tutt’altro che favorevole al Pd, ma al tempo stesso rassicurato dalla candidatura paracadute in un collegio 'sicuro' per sé, molla gli alleati ormai scomodi al loro destino. Arrivati a questo punto, per rispetto dell’istituzione e per correttezza nei confronti dei cittadini del Lazio, prenda atto che non ci sono le condizioni politiche per mantenere in vita questa consiliatura".
Interpellato a margine di un evento in Campidoglio Zingaretti fa sapere che sulle sue eventuali dimissioni da governatore "anche per il rispetto della legge questo problema ce lo porremo dopo l’eventuale elezione al Parlamento se sarò candidato: sia perché lo prevede la legge in caso di incompatibilità, sia per non scaricare sul governo regionale e sui cittadini del Lazio fibrillazioni e crisi che non dipendono da noi, ma dal quadro politico nazionale".
Sul futuro della Regione che ora sta guidando Zingaretti va un po' in confusione. Prima di tutto nega che la maggioranza in Regione sia morta ("è vero esattamente il contrario") poi dice di augurarsi "che questa maggioranza larga che ha ben governato il Lazio si confermi e si riproponga per vincere".
Insomma, Pd e M5S ormai sono ai ferri corti e ognuno andrà per conto proprio alle Politiche. Ma nel Lazio per il governatore si dovrebbe/potrebbe riproporre la vecchia formula, quella del "campo largo". Difficile che ci creda davvero, anche se lo dice.
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