Zona gialla, Fontana va all'attacco

Il governatore: "Il via da domani penalizza le attività. Criteri astrusi da cambiare"

Zona gialla, Fontana va all'attacco

In quest'emergenza infinita ogni giorno ha la sua pena. E mentre si appresa ad approdare all'agognata zona gialla - domani - mezza Italia già solleva il tema del giorno perso: perché l'ordinanza stavolta entra in vigore il lunedì e non la domenica? La questione è tutt'altro che oziosa, infatti un giorno di lavoro in meno (importante per gli incassi) si traduce in un'ulteriore perdita economica per pubblici esercizi già stremati da settimane di chiusura.

Come sempre è la Lombardia che fa da apripista nella vertenza col ministero, ma stavolta sono in molti ad accodarsi. E mentre protestano per lo slittamento del giallo dalla domenica al lunedì, tanti commercianti chiedono anche di porre fine a questo «balletto dei colori» determinato da parametri fin troppo complessi.

«Criteri troppo spesso astrusi e incomprensibili» li definisce il governatore lombardo Attilio Fontana, che d'altra parte dopo la querelle col ministero sui dati «sbagliati» ha già impugnato il decreto che individua questi parametri. Palazzo Lombardia intanto incassa il doppio «salto» da zona rossa a gialla in 8 giorni, «un risultato importante e soprattutto meritato» lo definisce Fontana, ma poi aggiunge: «Francamente continuo a non capire perché il provvedimento non sia stato reso operativo da domenica». E per l'assessore di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato (Fdi) il giorno perso è addirittura «uno sfregio ai lombardi» e colpisce «ristoratori e cittadini stanchi di provvedimenti insensati».

Anche passando dal mondo della politica a quello delle imprese, per definizione non schierate, si riscontra lo stesso «mix» di sollievo e contrarietà. «Non riusciamo a capire perché facciano partire la zona gialla da lunedì - ammette Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Monza e Brianza. Così è un ulteriore danno. L'attività di pubblico esercizio permette di lavorare di domenica, quando magari le famiglie sono più propense ad andare al ristorante a pranzo. Noi auspicavamo tutti, nella dialettica delle comunicazioni, che si aprisse di domenica. Prendiamo atto per l'ennesima volta della decisione ma aspettavamo il passaggio nella zona gialla a partire da domani».

Per lo stesso motivo, il giallo è «una buona notizia che lascia però l'amaro in bocca» anche ad Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia. «Ci speravamo molto, ma è una gioia a metà» confessa, rivelando che «cittadini e imprese non hanno più fiducia nel calcolo dell'Rt» del Covid. «Sono numeri astrusi che non vengono capiti».

Lo scoramento ovviamente non si limita a Milano e alla Lombardia. «Non si può sapere all'ultimo momento se è possibile aprire o meno - protesta il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin, che definisce «deleteria» la perdita di un giorno e si lamenta per il continuo «stop and go». «Così diventa impossibile programmare» riflette. «Chiediamo più attenzione e buon senso - dice - bastava comunicare prima che la zona gialla si applica da lunedì. Si sa, inoltre, che il giorno festivo è fondamentale per ristoranti e bar. Riaprire domani (oggi, ndr) sarebbe stato un segnale di ottimismo e speranza anche per la socialità di cui le persone sentono sempre più il bisogno. Ristoranti e bar sono attività che possono lavorare con standard di sicurezza molto elevati».

Intanto il presidente di Confcommercio Rimini Gianni Indino si fa portavoce di umori sempre più neri che ribollono nella categoria.

«Non si capisce perché le ordinanze precedenti di questo Governo sono partite dalla domenica e questa invece parte lunedì - dice - Non è un comportamento uniforme, forse siccome sta cadendo sono in altre faccende affaccendati. Noi riapriamo lunedì: posso assicurare, parlando a nome di migliaia di imprese, che noi non chiuderemo più».

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