Il dibattito sulla riforma fiscale di Donald Trump, come qualsiasi dibattito sulle decisioni di Donald Trump, è viziato da un'invincibile pregiudizio. Così il taglio delle tasse sulle imprese dal 35% al 20%, invece di essere salutato come l'indicazione di una strada da seguire, è stato accolto da un'impaurita Europa come un attacco alla competitività delle imprese del continente. L'ideologia anti-Trump ha impedito di approfondire un altro aspetto cruciale della riforma di Trump, la parte che riguarda le persone fisiche.
Attualmente le aliquote americane sui redditi sono 7 e vanno dal 10% al 39,6%. La riforma di Trump le riduce a 3 (oppure 4: esiste un'opzione per mantenere quella più alta): 12%, 25%, 35%. I dati sugli effetti della riduzione delle aliquote sul reddito delle famiglie sono stati pubblicati dal sito di datajournalism Truenumbers.it. È vero che i ricchissimi pagheranno un'aliquota del 35% rispetto al 39,6% attuale; ed è anche vero che l'aliquota sui poveri salirà dal 10% al 12%; ma non è vero che la middle class verrebbe danneggiata. Chi guadagna, infatti, tra i 9.325 e i 191.650 dollari l'anno andrebbe a pagare delle aliquote o uguali a quelle attuali o inferiori. Chi pagherebbe di più sarebbe chi guadagna tra i 191.650 e i 416.700 dollari l'anno (per loro l'aliquota passa dal 33% al 35%) mentre chi guadagna di più paga meno o uguale rispetto ad ora.
Quali sono gli effetti della riforma sulla vita degli americani? Il think tank indipendente Tax Foundation, specializzato nell'analisi del complicatissimo fisco americano, prevede conseguenze tutte positive da quello che di fatto è una delle più gigantesche operazioni di taglio delle tasse nella storia americana. Innanzitutto i posti di lavoro: nel giro di due anni ne verrebbero creati 925mila e in nessuno Stato americano si assisterebbe ad un calo di occupati. Lo stesso think tank ha poi cercato di verificare di quanto aumenterebbe il reddito disponibile delle famiglie americane. Mediamente salirebbe di 2.598 dollari l'anno, anche in questo caso con profonde differenze da Stato a Stato. Naturalmente resta il problema della sostenibilità economica di un'operazione del genere. Gli Usa se la possono permettere? Su questo la risposta non può essere univoca. Probabilmente quello che succederà sarà un aumento del debito pubblico americano (1.400 miliardi di dollari in 10 anni secondo l'ufficio congressuale del budget), proprio ora che la Fed, la banca centrale americana, ha deciso di ridurre l'acquisto di debito pubblico federale: in 9 anni ha comprato titoli di Stato per l'incredibile cifra di 2.400 dollari. Significa che Trump, per finanziare la sua riforma, dovrà piazzare i propri bond governativi soprattutto all'estero facendo aumentare la dipendenza statunitense da Giappone e Cina che già ora, da soli, possiedono a oltre 2mila miliardi di dollari di debito Usa.
La seconda riforma di Trump che ha provocato scandalo è quella sanitaria. The Donald considera l'Obamacare un fallimento totale soprattutto perché sottrae risorse alle famiglie e alle imprese. Come mai? La riforma di Obama prevede l'obbligo di possedere una polizza sanitaria e questo significa che la persona che non ne è provvista o l'impresa che decide di non fornirla ai dipendenti, viene multata. L'effetto che Obama non ha messo in conto è che milioni di persone e di imprese preferiscono pagare la multa invece di assicurarsi perché la multa costa meno della polizza. La commissione congiunta del Congresso sulla tassazione prevede che solo quest'anno le multe toccheranno quota 15 miliardi di dollari e, se non viene abolita, la riforma provocherà multe per addirittura 29 miliardi nel 2025. Chiaramente abolire l'Obamacare ha un costo: sostituire il sistema sanitario democratico con quello repubblicano significa accettare che gli americani senza copertura sanitaria salgano da 28 milioni a 48 milioni.
C'è, infine, un aspetto della politica di Trump che ha destato scalpore all'estero: quello che potremmo definire «politica isolazionista» che si traduce nella minaccia di costruire un muro tra Usa e Messico, cacciare tutti gli immigrati che si sono macchiati di un reato e chiudere le frontiere con i Paesi a maggioranza islamica.
Se si guardano i numeri ufficiali della Homeland Security si scopre che questa politica è stata applicata con un certo successo già da Obama che in 8 anni ha espulso dal suolo americano circa un milione di persone in più rispetto a quante ne ha espulse il suo predecessore repubblicano George W. Bush. Trump, in questo senso, non ha inventato niente di nuovo.
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