nostro inviato a Corfù
Quanto Silvio Berlusconi tenga al G8 che si aprirà all’Aquila l'8 luglio lo si coglie nella decisione di partecipare a sorpresa al vertice Nato-Russia di Corfù. E pure se il Cavaliere torna a ribadire le sue convinzioni su una crisi che è ormai soprattutto «psicologica», la giornata è tutta improntata al summit greco. Con il premier che si presenta nei panni del mediatore per «rilanciare lo spirito di Pratica di Mare» - come dice in apertura di lavori - e sostenere la necessità di rapporti sempre più stretti tra Stati Uniti e Unione europea. Una partecipazione, quella di Berlusconi, che manda un po' in subbuglio i ritmi regolari e a volte flemmatici delle diplomazie, abituate a programmare nei minimi dettagli qualunque vertice e poco inclini ai cambiamenti dell'ultim'ora.
Il Cavaliere però è deciso a cambiare passo e concentrarsi sulla scena internazionale lasciandosi dietro quello che più volte ha definito «l'accerchiamento mediatico-giudiziario» dell'ultimo mese e mezzo. E sa bene che l'appuntamento dell'Aquila potrebbe essere decisivo, soprattutto se - come teme Francesco Cossiga - il palcoscenico internazionale del G8 sarà utilizzato per affondare un altro colpo. Per questo il premier - che nella sua rassegna stampa ha trovato anche un articolo de “La Discussione” che dà conto di una sua candidatura al Nobel per la pace 2010 - ci tiene ad essere a Corfù. Dove, dice dopo una lunga telefonata con Dmitri Medvedev, «il presidente russo mi ha dato mandato di rappresentare a nome della Federazione russa la volontà assoluta di riprendere una totale collaborazione con la Nato». D'altra parte, spiega, «le tensioni che ci sono state» e che «erano un problema» ora «credo non lo siano più». Le cita tutte, una a una. Compresa la crisi in Georgia nella quale, dice, «ho avuto un ruolo determinante». «Per fortuna ho mandato a Mosca il buon Nicolas Sarkozy, che - scherza - era il mio avvocato tanti anni fa, mentre io ero al telefono con Vladimir Putin per ricomporre le cose». Insomma, è arrivato il momento di dare «ulteriore impulso» ai rapporti tra Usa e Russia. Che sembrano in via di lenta ricomposizione se a Corfù è stato deciso che la collaborazione riprenderà concretamente proprio su uno dei fronti più delicati, quello militare, con un'esercitazione congiunta nelle acque del Mediterraneo.
A margine dei lavori, poi, Berlusconi torna sulla crisi economica. E ribadisce che «a oggi non ci sono fattori che la determinano che non siano psicologici». Punta il dito contro quello che definisce «un circolo vizioso con molte spinte esterne» e dice no a qualsiasi ipotesi di manovra correttiva che non è «mai stata presa neanche in considerazione» perché «la nostra linea è non aumentare la pressione fiscale». Il premier ripete anche il suo invito alle istituzioni economiche a non alimentare paure, proprio nel giorno in cui il governatore di Bankitalia Mario Draghi dice che «non è ancora il tempo di una exit strategy per la crisi». Il Cavaliere ce l'ha con «i governi, le opposizioni e le istituzioni economiche italiane e internazionali» che «amplificano» le difficoltà economiche. E anche con i media, ribadisce, perché «una cosa è dare certe notizie nelle pagine interne e altra è farne un titolo da prima pagina». Ma, precisa, «non ho mai chiesto che venga chiusa la bocca a nessuno», perché «il mio è solo un invito al buon senso» e «alla responsabilità di ognuno». «Nessuna via autoritaria», dunque, magari «qualche colazione o cena per parlare di queste cose» con chi ricopre incarichi di responsabilità ed «evitare di vivere sulla paura». E va in questa direzione anche l'appello agli imprenditori a «intervenire sui giornali attraverso la pubblicità», perché - è il senso del ragionamento di Berlusconi - che i media alimentino la paura e non la fiducia non fa comodo neanche a loro. «Io - insiste - non ho mai detto di non dare pubblicità ai giornali di opposizione, non è certo una questione di linea editoriale».
Una digressione sui temi italiani, con la testa che resta concentrata sulle questioni internazionali. Rilanciando gli accordi del 2002 a Pratica di Mare ma anche puntando molto sul G8. È all'Aquila, infatti, che secondo il Cavaliere dovranno stringersi ancora di più i rapporti tra Stati Uniti e Ue.
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