I punti chiave
Sono diversi gli scenari possibili per quanto riguarda le pensioni anticipate. L’esecutivo potrebbe da un lato optare per superare la Fornero garantendo l’uscita anticipata dal lavoro a chi ha a determinate caratteristiche. Dall’altro, invece, la Ragioneria generale dello Stato e l’Ue cercano di frenare sulle misure che in questi ultimi sei anni avrebbero portato a un incremento delle uscite di 70 milioni di euro. Ecco cosa potrebbe accadere.
Le misure già approvate
Le eccezioni alla legge Fornero sono state diverse e sono state formulate calcolando il mix fra l’età anagrafica e anzianità contributiva. Nel 2019 la Lega ha introdotto Quota 100 che si rivolgeva ai nati entro il 1960 i quali raggiungevano i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021. Poi è arrivata Quota 103 riconfermata per il 2024, si tratta di una forma di pensione anticipata che permette l'accesso al trattamento pensionistico con 41 anni di contributi versati e 62 anni d'età nel 2024. Più di 435mila lavoratori hanno usufruito di Quota 100 e hanno lasciato anticipatamente il lavoro nei cinque anni tra il 2019 e il 2023. Ammontano, invece, a 36mila i dipendenti che hanno sfruttato Quota 102 e 103.
Il tentativo del governo Draghi
Il governo Draghi aveva già provato a rallentare il flusso delle pensioni con l'introduzione di Quota 102 (pensione a 64 anni con 38 anni di contributi) e successivamente con Quota 103, nella sua versione precedente a quella attuale, che prevedeva 41 anni di contributi e 62 anni di età (corrispondenti a 103). Questo rallentamento si è effettivamente verificato, in che modo? Le pensioni anticipate con decorrenza 2022 sono state oltre 260.400, mentre quelle con decorrenza 2023 sono scese a 227.639, con una diminuzione di 32.761 uscite, un decremento del 12,58%. Lo certificano i dati dell'Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento. La spesa per le pensioni a fine anno dovrebbe oltrepassare la cifra 337 miliardi di euro, si dovrebbe infatti registrare un incremento delle uscite del 5,8% sul 2023. Per il prossimo triennio il tasso di crescita medio annuo di questo costo è del 2,9%.
Le prospettive
Fatte queste premesse viene spontaneo chiedersi cosa accadrà dopo la scadenza al 31 dicembre 2024 di Quota 103 e quale sarà il futuro previdenziale del Belpaese. Nonostante la Lega continui a fare pressing su Quota 41 sembrerebbero non esserci fondi a sufficienza per attuare la misura.
Inoltre il Fondo monetario internazionale aveva sottolineato come fossero “fattibili risparmi considerevoli per finanziare misure che stimolano la crescita” tramite “la sostituzione dei tagli del cuneo fiscale e dei sussidi alle assunzioni con misure che aumentano in modo permanente la produttività del lavoro; razionalizzare ulteriormente la spesa pensionistica innalzando l'età pensionabile effettiva ed evitando costosi regimi di pensionamento anticipato; razionalizzare le spese fiscali per ampliare la base, aumentare la progressività e ridurre la complessità”. La situazione, quindi, è particolarmente intricata. Non resta che vedere quali saranno le prossime mosse in ambito previdenziale e come riusciranno a incastrarsi con le direttive europee.
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