Quella vita su due ruote tra Vespe e Lambrette E romba anche il Cerutti

Quella vita su due ruote tra Vespe e Lambrette E romba anche il Cerutti

«Occhio c’è una lambretta. Fingendo di non aver paura il Cerutti monta in fretta». Bianca e rossa, la Lambretta Li 150, protagonista della «Ballata del Cerutti» di Giorgio Gaber, apre l’esposizione dedicata agli scooter d’epoca al museo nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci fino a domenica 18 marzo.
Tredici esemplari a partire dall’Eveready Autopood, fabbricato negli Stati Uniti nel 1917. Tutto nero come un piccolo calabrone con due rotelline e una struttura esile. Vicino un Monet e Goyon 114 cc proveniente da Macon in Francia, ma come recita la carta d’identità sottostante: «musealizzato», cioè di proprietà del Leonardo da Vinci. Ha ancora un cesto in vimini, robusto, che porta la targa: 252227.
E’ una piccola storia che fa «zzzzz...» questa nel padiglione dell’Aeronautica. C’era una volta, nella Grande Mela nel 1915, un velocipede motorizzato il cui nome significava «monopattino». Viene perfezionato nel 1930. Nel 1938 attira l’attenzione degli ingegneri della Fiat che ne creano uno con un motore 98cc, un cambio a due velocità con comando a leva. Nel 1945 Corradino D’Ascanio, progettatore di elicotteri, ridisegna per la Piaggio l’Mp5. Davanti al nuovo modello il signor Piaggio esclama: «Ma questa è una vespa!». Così il calabrone termina la sua metamorfosi e si trasforma nella Vespa, che cattura il mondo come si vede dalle gigantografie che fanno da sfondo agli scooter. Uomini, ma soprattutto donne, anche sacerdoti svettano intorno al castello Sforzesco e sotto porta Manzoni, estasiati dal «volo» di due ruote mai più tramontato, rapiti da una novità che cambierà per sempre la loro, la nostra vita su due ruote. Per portarci nel mito.
Una Vespa 98 del 1946 verde militare; una 125 del 1948 sempre verde militare ma metallizzata; una 150 grigio argento narrano di un’epoca in cui nelle grandi metropoli si riprese il gusto d’andare a cavallo di un «motorino» che ti faceva frizzare l’aria tra i capelli. «Vespizzatevi» recita un cartellone pubblicitario a colori forti di quel periodo.
Intanto accanto alla Piaggio esce l’Innocenti con la Lambretta del Gino Cerutti del bar del Giambellino. La bianca e rossa è stata battuta all’asta nel 2007. Comperata da Gigi d’Alessio e Gianni Cottona, è stata da loro donata nello scorso febbraio alla Fondazione Giorgio Gaber, per averla immortalata in una ballata in cui il «drago» Cerutti ne ruba una, viene preso dalla pula, condannato a tre mesi e condonato da un giudice buono. E fortunato il Cerutti ad averne trovato uno così a Milano!
Comunque, dopo i suoi guai, il Gino della mitica Lambretta, tornato al bar, venne definito un «tipo duro» per averla scampata liscia in un solo processo. Quante altre Vespe e Lambrette sono arrivate dopo quella! Bombate, ronzanti, su cui saliva tutta la famiglia: papà, mamma e bambini col rischio di una multaccia.

Ora qualcuno la usa ancora, magari per raggiungere una spiaggia à la page o per mostrarsi in una piccola città di provincia. Per andare al passo con una certa distinta eleganza, che settant’anni fa si chiamava solo felice utilità.

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