Roma - Sotto sotto c'è la paura che il referendum si riveli un buco nell'acqua. Antonio Di Pietro torna ad attaccare frontalmente il leader Pd, Pier Luigi Bersani, e a mettere in forse l'alleanza con i democratici. "Il Pd è un partner con il quale intendiamo collaborare in una futura coalizione governativa - avverte il numero ino dell'Italia dei Valori - al momento però non sembra un partner affidabile: lo diventerà quando chiarirà se è davvero un partito alternativo a Berlusconi e se eviterà di scosciarsi alla corte di Casini e del cosiddetto Terzo Polo".
Sul numero di maggio del mensile Pocket, Di Pietro torna ad attaccare il Partito democratico che, negli ultimi mesi, è troppo preso a lavorare sotto banco per riuscire a mettere insieme quel laboratorio anti berlusconiano ribattezzano da Massimo D'Alema come la Santa Alleanza. Una grande ammucchiata che spaventa i centristi di Pierferdinando Casini e che non convince fino in fondo i futuristi di Gianfranco Casini. Tra correnti, tensioni e ripicche l'opposizione si sfalda. E Di Pietro teme un eventuale spostamento dell'asse della coalizione verso il centro. "Per sposarsi bisogna essere in due, e noi siamo pronti - spiega l'ex pm - tenendo comunque presente che non siamo l’amante lasciva, ma la moglie col matterello. Se il nostro partner politico sbaglia - sottolinea Di Pietro - non ce ne restiamo zitti". A mandare su tutte le furie il leader Idv è il Terzo Polo che "guarda un po' a destra e un po' a sinistra a seconda delle convenienze del momento, non ci interessa". Quello a cui punta Di Pietro è una coalizione che parta da un'asse a tre tra l'Idv, il Pd e la sinistra di Nichi Vendola.
Il "nemico" della coalizione di Di Pietro resta comunque Berlusconi. Non c'è un programma o una strategia. Il solo scopo è abbattere il Cavaliere e sovvertire il risultato iscito dalle urne. "Faccio orrore? Non mi dispiaccio, perché fare orrore al male vuol dire fare bene al bene - spiega l'ex pm - io sono l’antidoto al male". Il leader dell'Idv torna, quindi, a rivangare ll’offerta di un ministero nel primo governo Berlusconi nel 1994. "Davo fastidio e bisognava mettermi a tacere - racconta Di Pietro - ci hanno provato coi ricatti, i falsi dossier, le intercettazioni ambientali illegali, e anche con l’offerta di ruoli governativi in cambio di silenzio e consenso: ma non mi sono fatto comprare".
In realtà la discesa di Di Pietro in politica ha coinciso con un vero e proprio assalto al Cavaliere. Adesso l'ex pm vuole che il Pd partecipi più attivamente all'assalto.
Difendendo le scelte di Fini ("Ha compiuto un’azione meritoria staccandosi da Berlusconi"), Di Pietro ha ribadito che "la posta in gioco è la sopravvivenza delle regole democratiche". La risposta è appunto la grande ammucchiata di sinistra pensata per abbattere il "male". Ma, ancora una volta, la proposta dell'opposizione si rivela fallimentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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