Radio Italia è stata fondata nel 1982 da Mario Volanti (foto) e attualmente per ascolti è la terza tra i network nazionali dopo Rtl 102.5 e Rds. La sua ragione sociale, come si capisce, è la musica italiana che riempie per intero il palinsesto. Oggi è una scelta radiofonicamente vincente visto che nella Top10 dei brani più trasmessi in radio questa settimana 8 su 10 sono italiani. Ed è così ormai da qualche anno.
Di più. Oggi è la musica italiana a creare «dibattito» e a fare tendenza anche tra giovani e giovanissimi. Insomma oggi la musica italiana è percepita come «cool».
Ma ci sono stati momenti in questi quarant'anni nei quali la canzone italiana non era così seguita e, comunque, così produttiva. E non era neppure percepita come «cool» mentre lo era la musica che arrivava dall'estero, al punto che a più riprese si è chiesta una quota di musica italiana obbligatoria nelle radio. È stata forse la fase più negativa degli ultimi decenni. Basti pensare ai Festival di Sanremo tra la fine degli Ottanta e i Novanta che, al netto di alcune eccezioni, rispecchiavano un periodo di «stanca». Oggi, nonostante da qualche parte si chieda ancora una «quota italiana», sembra un altro mondo e il pop parla decisamente la nostra lingua. Oddio, non che la qualità media oggi sia più alta del passato, anzi. Ma senza dubbio c'è un livello di produzione e di attenzione imprevedibile anche solo dieci anni fa. E la stragrande maggioranza dei network oggi trasmettono una gigantesca quantità di musica italiana.
Però Radio Italia c'è sempre stata e, nonostante forse troppa ritrosia iniziale sul fronte hip hop, si conferma come un testimonial decisivo del nostro pop e della nostra musica d'autore.
Lo dimostrano anche i concerti strapieni di Milano e di Palermo il 30 giugno. Si potrebbe dire che Radio Italia è arrivata prima. O, più semplicemente, che avere una linea editoriale salda e chiara alla lunga paga sempre.
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