ROMA - La campagna «no canone» può essere l'occasione giusta per portare alla luce e chiarire perché la Rai non rispetta la legge che la obbliga a rendere pubblici i rapporti di consulenza esterna, nomi e cifre. È la senatrice radicale del Pd, Donatella Poretti, a rilanciare la battaglia sulla trasparenza degli emolumenti di chi lavora a Viale Mazzini.
«Si leggono sui giornali i compensi dei personaggi tv più famosi, ma la legge obbliga la Rai a farlo per tutti i contratti. Sapere come funziona il canone, dove finiscono le tasse dei cittadini è un dovere che la Rai non rispetta, nonostante glielo imponga la legge», ha dichiarato Poretti.
Dopo più di due anni dalla sua creazione di un sito ad hoc (www.contrattidiconsulenza.rai.it) predisposto dalla Rai per conoscere i nomi e i relativi importi percepiti dai consulenti e professionisti esterni (come stabilito dalla Finanziaria 2008) , l'unica cosa che appare è la scritta «Lavori in corso».
Eppure il testo della norma è chiaro: «Nessun atto comportante spesa (...) può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al governo e al Parlamento». In caso di violazione la Rai e gli stessi consulenti sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare della somma illegittimamente erogata.
Poretti ha depositato un'interrogazione nel giugno dello scorso anno, ma non ha ricevuto nessuna risposta. Come disattesa è rimasta la richiesta di delucidazioni sui soggetti tenuti a pagare effettivamente il canone.
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