Rapporto Osce sulla Georgia: «Ecco tutte le bugie di Tbilisi»

Il premier russo Medvedev invita al dialogo con l’Ue e chiede più osservatori internazionali

Potrebbe essere una prima breccia nel muro di fuoco scatenatosi nelle ultime settimane contro la Russia. Potrebbe, se le cose stessero effettivamente come ha sempre sostenuto Mosca e come pare confermare ora anche un rapporto degli osservatori Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa: Tbilisi ha intenzionalmente programmato, minuziosamente e intensamente preparato l’attacco militare in Sud Ossezia. Come nei manuali si strategia militare, come nelle più spietate pianificazioni belliche, ha atteso la notte, per attaccare la popolazione nel sonno, per avere il massimo effetto destabilizzante e la minore possibilità di reazione. Una mossa a cui potrebbero aggiungersi accuse di crimini di guerra. E che potrebbe gettare fango sulla credibilità del leader georgiano Mikhail Saakashvili, che ha sempre sostenuto di avere fatto intervenire l’esercito per difendersi dai russi. È il settimanale tedesco Der Spiegel a sostenere questa versione dei fatti, rivelando stralci di un rapporto Osce giunti alle autorità governative di Berlino e che si basano sull’intercettazione di telefonate intercorse tra dirigenti georgiani. Sebbene l’Osce abbia negato che nei suoi rapporti ufficiali compaiano accuse esplicite contro la Georgia, la possibile responsabilità di Saakashvili potrebbe contribuire a equilibrare l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti delle parti in causa.
Se non verso una maggiore criticità verso la Georgia almeno verso una linea sostanzialmente morbida verso Mosca va, in queste ore, l’atteggiamento dell’Unione europea. Che, in vista del vertice di domani, ha tracciato le linee di comportamento da tenere verso i due Paesi. Tre i punti: aiuti alla Georgia, compresi un accordo di libero scambio, fondi per la ricostruzione e la possibilità di liberalizzare i visti; condanna del riconoscimento russo all’indipendenza di Sud Ossezia e Abkhazia e un possibile rallentamento del negoziato sul nuovo accordo di partnership con Mosca; disponibilità a essere presente sul terreno attraverso il rafforzamento dell’equipe Osce e ad avviare una prima missione esplorativa guidata dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Javier Solana.
Intanto anche ieri non sono mancati gli scambi di accuse tra Tbilisi, Mosca e Stati Uniti. La Georgia ha accusato le truppe russe presenti in territorio georgiano di impedire a circa 28mila profughi di fare ritorno alle loro case e ha ristretto la concessione dei visti d’ingresso ai russi, mentre Vladimir Putin ha rincarato la dose di accuse agli Usa. «Comincio a sospettare che tutto questo sia stato fatto intenzionalmente per organizzare una piccola guerra vittoriosa. E, in caso di fallimento, fare della Russia un nemico per unire gli elettori intorno a un candidato alla presidenza, quello del partito al potere», ha detto Putin.

In mezzo a questo fuoco incrociato di accuse, il premier russo Dmitri Medvedev ne esce come un campione di diplomazia, invitando al dialogo e chiedendo «più osservatori Osce nelle zone di sicurezza per un monitoraggio imparziale». Segno che conosce la posta in palio.

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