La Reconquista cattolica di Cuba

Il ruolo di Francesco decisivo per il riavvicinamento tra Washington e L'Avana. Per non diventare un protettorato Usa, ora Cuba guarda alla Chiesa Cattolica

La Reconquista cattolica di Cuba

Sepolta l’ascia di guerra con gli Stati Uniti, a Cuba sono in molti a sperare in un prossimo collasso del regime comunista. Le autorità spergiurano il contrario e lo stesso Raul Castro assicura che il regime continuerà a mantenere il controllo dell’isola.

Ora che il governo castrista ha ripreso le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, però, un'apertura dell’economia cubana al capitalismo è praticamente cosa certa. Il prossimo passo, sostengono diversi osservatori, potrebbe essere una riconciliazione con la Chiesa Cattolica.

È stato infatti Papa Francesco il grande patrono del riavvicinamento tra Washington e L’Avana. Un riavvicinamento che porterà benefici, economici e geopolitici, a entrambe le parti: difficile pensare che il Vaticano, oltre al rilanciato ruolo diplomatico, non ne ottenga altri vantaggi.

A Cuba l’ateismo di Stato è stato abolito da Fidel Castro nel 1992 ed ora il rispetto della libertà religiosa è garantito dalla costituzione. La maggior parte della popolazione è cristiana: si stima che nelle undici diocesi in cui si articola il territorio ecclesiastico dell’isola sia battezzato il 60% della popolazione.

Dopo la rivoluzione di Castro e Guevara molti religiosi – soprattutto quelli di origine straniera – abbandonarono Cuba nel timore di persecuzioni anticattoliche. Timori fondati, visto che la situazione dei cristiani sull’isola rimase molto precaria sino agli anni Ottanta, quando si ebbero i primi, timidi, segnali di riavvicinamento tra il regime comunista e il Vaticano di papa Giovanni Paolo II.

Erano i prodromi della visita papale del 1998, quando il Pontefice polacco celebrò la Santa Messa a L’Avana di fronte a una platea di almeno un milione di persone. Il numero dei praticanti, però, rimane ancora basso. Secondo una ricerca di Newsweek, nell’anno della visita di Wojtyla si calcolava che, su 11 milioni di cubani, appena 150.000 frequentassero regolarmente le funzioni domenicali.

Da allora, il numero dei cattolici è cresciuto più o meno regolarmente. Il sentimento religioso è stato rafforzato dalla nuova visita di Benedetto XVI nel 2012, anch'egli accolto da centinaia di migliaia di persone.

Per il momento Papa Francesco non ha ancora in programma di sbarcare sull’isola, ma la sua figura riscuote comunque enormi simpatie. Vuoi per le sue origini latinoamericane, vuoi per le ripetute e frequenti condanne degli eccessi del capitalismo, il papa argentino sembra aver fatto breccia nel cuore del popolo – e non solo della politica – di Cuba.

Secondo The Guardian, quello di quest'anno rappresenta il maggior successo diplomatico vaticano negli ultimi trent'anni: da quando, nel 1984, l'intervento della Santa Sede fu decisivo nel comporre il conflitto tra Argentina e Cile sorto per questioni di confine. Nelle trattative tra Washington e L'Avana l'opera nunzi apostolici e cardinali ha ricoperto un ruolo decisivo, sia prima che dopo l'elezione al Soglio di Papa Bergoglio.

Su La Stampa del 22 dicembre il cardinale Jaime Ortega, capo della Chiesa cubana, esultava per il riavvicinamento con gli Usa, salutando nella svolta “un miglioramento generale della vita a Cuba”. Sempre il quotidiano torinese avanza poi l'ipotesi che lo stesso Fidel Castro si sia riavvicinato alla Fede dopo la malattia che lo ha colpito a metà degli anni Duemila.

Un rinnovato interesse anche per la missione sociale della Chiesa, che andrebbe a sommarsi al mai sopito calcolo diplomatico dei benefici provenienti dalle relazioni col Vaticano: anche nei momenti di maggior attrito con le gerarchie, Castro non volle mai chiudere la nunziatura, persino negli anni in cui il Natale era considerato giorno lavorativo.

Ora che la salute del Lider maximo è più precaria che mai, in molti interpretano l'accordo con gli Usa come possibile un segnale di resa. Fiumi di inchiostro sono già stati versati sulla prossima invasione di investimenti e liberismo a stelle e strisce. A questo punto l'asse con la Chiesa cattolica- e con la Chiesa pauperistica di Francesco in particolare - potrebbe essere l'ultima spiaggia per non diventare il cinquantunesimo stato dell'Unione.

La svolta di Cuba come fiore all'occhiello della diplomazia

vaticana e la speciale predilezione del Pontefice per l'America latina: potrebbero essere questi i due fattori decisivi della nuova entente cordiale tra Roma e L'Avana. Nel nome di Cristo e della giustizia sociale.

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