Italiani in fuga. O forse premier italiani in fuga. Tra battute, sogni di evasione tenuti nel cassetto o intenzioni passeggere, c'è un aspetto curioso che accomuna i nostri due ultimi presidenti del Consiglio. Sia Enrico Letta che Matteo Renzi in tempi recenti non hanno nascosto l'apprezzamento e il desiderio di tornare prima o poi nella lontana Australia, "Downunder" ovvero nel continente agli antipodi dal nostro.
Il premier in carica ha buttato lì una frase pochi giorni fa, durante il soggiorno in occasione del G20. A Sydney, durante una visita in una scuola bilingue, rispondendo a chi gli chiedeva quanto sarebbe tornato in Australia, si è lasciato sfuggire una battuta: "Tornerò, magari a fare una vacanza appena mi buttano fuori...". "C'è questo rischio?". E Renzi deciso (e ottimista): "No!".
Con quell'auspicio, involontariamente, il presidente del Consiglio ha evocato quello che meno di un anno fa fece il suo predecessore a Palazzo Chigi. Enrico Letta, dopo il famoso passaggio di consegne e la fredda consegna della "campanella", si concesse un soggiorno in quella terra tanto bella quanto lontana. La stessa Australia che lo aveva colpito nel maggio 2012 quando da vicesegretario del Pd visitò Sidney, Canberra e Melbourne su invito del governo federale australiano, restandone colpito.
L'attrazione per questa terra - che ospita 900mila cittadini di origini italiane - è facilmente comprensibile così come il desiderio di una sana e meritata vacanza in un paese tanto immenso quanto affascinante. Peraltro gli italiani attratti dall'Australia sono in costante crescita. Il numero di under 31 che hanno ricevuto un visto vacanza-lavoro nel 2013 ha subito un incremento del 66 per cento rispetto all'anno precedente e l'Italia è stata in assoluto la nazione con l'incremento maggiore. Ben 15.
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