La Rice «non gradita» in Libano Siniora si schiera con Nasrallah

Marcello Foa

Cercava la pace Condoleezza Rice, ma ha trovato l'orrore di Cana, che ha bloccato la sua mediazione in Medio Oriente e, nella notte, costretto Israele alla prima concessione dall'inizio della guerra: i raid aerei vengono sospesi per 48 ore. Una giornata iniziata malissimo. Il segretario di Stato Usa doveva recarsi a Beirut, ieri mattina, ma dopo la notizia della strage la sua visita in un Paese sconvolto dall'ira e dal dolore sarebbe stata inopportuna ed è stata cancellata. Su iniziativa del premier libanese Siniora, dicono a Beirut; di comune accordo, replicano gli americani. Fatto sta che «Condi» è rimasta a Gerusalemme, dove ha incontrato ancora una volta il premier Olmert e il ministro degli Esteri Livni. Poi è partita alla volta di Washington, per lavorare alla Risoluzione per un cessate il fuoco che verrà esaminata mercoledì dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Ma il percorso negoziale costruito con cura nell'ultima settimana è ormai infranto. Israele si rammarica per la strage di Cana, ma chiede agli Usa «dai dieci ai quattordici giorni per raggiungere gli obiettivi stabiliti». In Libano, Siniora svolta, ma non verso Bush, bensì in direzione opposta. Il primo ministro elogia gli Hezbollah e definisce «sayed» il loro leader Hassan Nasrallah: «sayed» è il titolo religioso di coloro che si proclamano discendenti diretti del Profeta Maometto. «Lo ringrazio per i suoi sforzi», dichiara Siniora, «e ringrazio anche tutti coloro che sacrificano la propria vita per l'indipendenza e la sovranità del Libano». È la prima volta che il capo del governo, un moderato considerato amico degli Stati Uniti, pronuncia parole di apprezzamento per i guerriglieri sciiti, con i quali i rapporti erano assai tesi, fino a pochi giorni fa.
«Il bombardamento di Cana è terrorismo di Stato nella sua più smagliante manifestazione», dichiara, sconvolto. E per una volta sono tutti d'accordo: il leader druso Walid Jumblatt e la coalizione «14 marzo» delle forze antisiriane invitano «tutti i libanesi all'unità». L'orrore dell'eccidio ricompatta il Libano. E scuote il mondo.
La condanna più significativa è del premier britannico Tony Blair, che due giorni fa aveva concordato una linea comune con il presidente Bush e che ora invece chiede con forza un'immediata cessazione delle ostilità. «Quel che è accaduto è assolutamente tragico e dimostra che non si può continuare su questa strada - dice il leader laburista -. Bisogna bisogna raggiungere un accordo all'Onu subito». Dal presidente francese Chirac e da quello egiziano Mubarak giungono dichiarazioni analoghe. Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan auspica che la strage venga «biasimata nei termini più forti possibili», la Commissione europea definisce l'accaduto «raccapricciante». L'indignazione è totale e l'America non può ignorare i sentimenti del mondo.
Quando apprende la notizia del massacro, la Rice sembra a sua volta cambiare atteggiamento: «È giunta l'ora di una tregua», dichiara a caldo in presenza del ministro della Difesa israeliano Amir Peretz. Poco dopo si corregge e ribadisce che la posizione ufficiale non cambia. Malgrado l'orrore per la strage di ieri, Washington continua a dire no a un cessate il fuoco effimero e pretende un accordo che ponga le basi per una svolta duratura in Medio Oriente. «Dobbiamo cercare di lavorare, e bene, perché non ci siano più e per molti anni incidenti come quello di Cana», assicura la Rice. Parla anche Bush («Ci vuole una pace sostenibile, soprattutto per il bene dei bambini») e il capitolo sembra chiuso. Ma prima di ripartire per gli Usa, «Condi» cena con Olmert e inaspettatamente lo convince a compiere il gesto che può servire a placare l'ira di tutti. Gerusalemme interrompe i bombardarmenti aerei per 48 ore, ufficialmente per consentire agli inquirenti che indagano sulla strage di Cana di compiere le verifiche necessarie.

È significativo che ad annunciare la notizia sia, per primo, il portavoce della Rice e non quello di Olmert. Non è l'unica concessione strappata dagli Usa: Israele si accorderà all'Onu per un'altra tregua, di 24 ore, che sarà concessa ai civili per abbandonare le zone dei combattimenti. La guerra rallenta.

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