Riecco Gibson, "Braveheart" delle bravate

È rimasto "ibernato" otto anni, si è fatto arrestare, si è inimicato gli ebrei, si è separato. Ora ricomincia con una nuova compagna, una bimba appena nata e un film in cui è un detective "Fuori Controllo"

Riecco Gibson, "Braveheart" delle bravate

Roma - Arriva San Giuseppe e finisce l’inverno anche per Mel Gibson, che da venerdì, dopo un’ibernazione artistica di otto anni, dovuta al cattivo carattere e a qualche rovescio di fortuna, si ripiazza al sole degli attori in vista, come roccioso padre single. E spara, non mangia zeppole, o bigné, ma digrigna i denti per la rabbia, il suo detective, che va Fuori controllo, come s’intitola il teso thriller di Martin Campbell, dove lui, Arma letale per eccellenza, non ci sta a perdere la sua unica figlia, senza farsi giustizia da solo.

Era dal 2002, dall’epoca del fantascientifico Signs, che non vedevamo Mel recitare sul grande schermo, sebbene l’assenza fosse dovuta ai suoi impegni di produttore, distributore (è a capo della «Icon») e regista. Festa del papà doppia, allora, per l’attore australiano cinquantaquattrenne, otto volte padre (l’ultimogenita, Lucia, gliel’ha data la pianista georgiana Oksana Grigorieva, subentrata all’ex-moglie Robyn, stufa delle bravate alcoliche di Braveheart) e deciso, nel fiore della mezza età, a siglare un ritorno alla grande.

A Hollywood, infatti, erano in ribasso le quotazioni dell’oscarizzato Mel, che dopo le polemiche sui suoi film d’autore (The Passion e Apocalypto), la cui robusta visione della storia cristiana e maya ha irritato la lobby laicista, sembrava inchiodato all’etichetta di uomo di destra, filobushiano cattolico e antisemita. Nel 2006 la polizia di Malibu l’aveva arrestato per guida in stato d’ebbrezza, lui s’era messo a biascicare qualcosa di poco lusinghiero sugli ebrei (nel giorno in cui Israele invadeva il Libano meridionale) e i media avevano fatto il resto. Pareva il canto del cigno, con l’ex-moglie, che dopo trent’anni di matrimonio e sette figli, chiedeva il divorzio «per divergenze insormontabili» e la lesbica dichiarata Jodie Foster, che, allungandogli una marchetta nel suo film indipendente, The Beaver, in realtà gli faceva un dispetto, impiegando questo macho inscalfibile come ventriloquo mattocchio, che non si stacca dal suo pupazzo, un castoro... Ma come sanno fare i divi di autentico carisma, elemento che si può ossidare, però mai sparisce, Mel ha preparato una rivincita a tappe, secondo un apparente basso profilo.

«Sono invecchiato, non posso farci niente. La chirurgia estetica non è per me. Ma sono tutt’altro che umile e, se non dirigo il film che dico io, preferisco andare a pesca», ha dichiarato a «Le Figaro», mentre lanciava il suo detective incazzato. «È un tipo che segue le regole, ma il suo matrimonio è fallito e si sente in colpa, per non aver saputo proteggere sua figlia», spiega. Indagando indagando, l’ispettore di Boston, che in Fuori controllo infrange le sue regole di buon padre, per scoprire la verità, verrà a sapere - come tutti i padri del mondo - che la sua ragazza venticinquenne non è uno stinco di santa. Negli Usa questo thriller ha incassato poco (42 milioni di dollari) e staremo a vedere, quando «01» lo distribuirà, quale risposta darà la platea italiana. «Ero in fase di stagnazione e un amico m’ha suggerito di rompere il circol[/TESTO]o vizioso. Avevo bisogno d’aria fresca! È simpatico constatare che sei mancato alla gente. Fa bene all’ego», scherza Mel, che non a caso legge e rilegge Il conte di Montecristo di Dumas, quintessenziale storia di vendetta.

E vendetta sarà, sugli hollywooditi invidiosi: Gibson, che punta a firmare il suo ultimo, grande film da regista, suonerà il corno vichingo, secondo quanto riportano Hollywood Reporter e Los Angeles Times. Per ora, c’è una sceneggiatura di William Monahan (The Departed e Fuori controllo) su un epos incentrato sui Vichinghi, starring il biondissimo Leonardo Di Caprio. La «Icon Production» di Mel ci metterà i soldi. «Avevo sedici anni, quando cominciai ad appassionarmi ai Vichinghi, immaginavo come potessero parlare.

L’unico problema è rendere empatici questi barbari, assetati di sangue: erano dei mostri», riconosce la star, che, dalla lingua maya di Apocalypto, passerà alle rune dei Norreni (poi dice che gli ebrei ce l’hanno con lui).

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