Il rischio nucleare viene dalla politica

A provocare il disastro nell’impianto nipponico sono stati i responsabili della gestione che hanno garantito al governo una sicurezza ancora tutta da verificare. Perché il problema non è la macchina ma chi la guida

Il rischio nucleare viene dalla politica

Diceva Einstein che quando si passa dalla scienza alle sue ap­plicazioni tecnologiche il vero problema sono coloro che rie­scono a entrare senza scrupoli nella macchina operativa. Chi è responsabile di questo «proble­ma »? Einstein risponde: la «rac­comandazione » politica. Una cosa è certa: la «raccomandazio­ne » politica fu responsabile del disastro di Chernobyl, come ab­biamo già detto su queste colon­ne il 18 marzo scorso. Sarebbe di estremo interesse cercare di capire entro quali limiti la «raccomandazione» politica è entrata nella «macchina operativa» del disastro giapponese. Ecco alcuni dettagli.

La Tepco (Tokyo Electric Power Company) aveva chiesto al governo di estendere ad altri dieci anni il permesso a produrre energia per il reattore più vecchio della centrale di Fukushima che aveva al suo attivo ben quarant’anni di attività. Gli ispettori inviati per verificare se il vecchio reattore poteva resistere a un terremoto sono stati sul posto appena tre giorni. Eppure, stabilire se un reattore può resistere a un terremoto, dopo ben quaranta anni di attività, è uno dei problemi più complessi dell’ingegneria civile. Nel 2002 la Tepco fu costretta a fermare i diciassett e reattori nucleari che aveva in gestione per avere detto bugie nella relazione al governo. Il perdono non è servito. E infatti, quando il 28 febbraio scorso il governo giapponese chiese una relazione sulla sicurezza, ricevette ancora una volta assicurazioni che tutto era stato fatto come voluto dalle regole dettate dall’Agenzia Governativa per l a Sicurezza Nucleare.

È forse bene precisare che appena un mese prima del terremoto e dello tsunami i responsabili del controllo governativo - dopo la visita di tre giorni prima citata - avevano approvato l’estensione per ben altri dieci anni al più vecchio dei reattori nucleari della centrale di Fukushima. Molte settimane dopo aver ottenuto l’estensione, la Tepco ha ammesso di non avere fatto le dovute ispezioni in ben trentatré strutture tecnologiche relative ai sistemi di raffreddamento, incluse le pompe d’acqua e i generatori diesel. Questa ammissione è avvenuta d opo il disastro causato da terremoto e tsunami. Non si capisce come mai gli ispettori prima citati non avessero scoperto queste gravi lacune. Nel 2002 nessuno aveva tolto alla Tepco l’incarico di continuare a gestire i diciassette reattori nucleari, nonostante la relazione fasulla.

Come temuto da Einstein, questi signori sono riusciti a entrare nella macchina operativa che trasforma una scoperta scientifica in tecnologia e a restarci pur avendo mentito. Su queste colonne abbiamo reso omaggio il 18 marz o scorso a l popolo giapponese, ai fisici giapponesi e all’imperatore Akihito che ha saputo separare nettamente il fuoco nucleare di pace (reattori a fissione) dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Il fuoco nucleare di pace ha permesso al Giappone (nonostante la sconfitta nella Seconda guerra mondiale) di diventare uno dei Paesi più ricchi e tecnologicamente più avanzati del mondo. Molti media (carta stampata, radio e tv) dei Paesi occidentali nel parlare di terremot o e tsunami che hanno colpito il Giappone hanno messo insieme la violenza della Natura e l’energia nucleare, come se a produrre le enormi devastazioni fosse stata l’energia nucleare dei reattori. Gli stessi media hanno negato ai giapponesi quel senso di estremo rispetto della verità insito nella cultura di quel popolo. Rispetto della verità che i milioni di giapponesi colpiti dal potente terremoto e dal violentissimo tsunam i hanno mostrato a l mondo intero con la loro compostezza e con la loro estrema disciplina.

Chi ha tradito i valori insiti nella cultura giapponese sono i responsabili della gestione di un terzo degli impianti nucleari che lavorano nella Tepco. Nei prossimi dieci anni ben diciotto reattori, di cui cinque a Fukushima, avrann o raggiunto i quaranta anni di attività. Estendere i permessi oltre i quaranta anni vuol dire allontanare i tempi per costruire nuovi reattori e risparmiare enormi quantità di denaro. Questo non è un problema giapponese ma mondiale. Costruire nuovi reattori è il modo più sicuro per garantire la produzione di energia nel momento storico in cui i cinque miliardi e mezzo di abitanti dei Paesi non industrializzati vorrebbero avere a loro disposizione la stessa quantità di energia «pro-capite» di cui noi (un miliardo di privilegiati che viviamo nei Paesi industrializzati) disponiamo.

La comunità scientifica della WFS (World Federation of Scientists) raccomanda all’opinione pubblica di tutte le Nazioni ciò che Einstein per primo mise in evidenza: tenere lontani dalla tecnologia nucleare i «raccomandati» politici. Più avanzata è la tecnologia più pericolosi diventano questi signori.

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