Una rivoluzione inevitabile. Dal 30 dicembre Auditel cambierà i propri standard per la misurazione dell'audience televisiva. Detta semplicemente così, potrebbe sembrare una variazione significativa solo per gli addetti ai lavori. Ennò, avrà grandi ricadute sul mercato, ricadute che riguarderanno tutti, paradossalmente anche chi non guarda (più) la tv. Dunque, da fine anno le misurazioni della società Auditel «includeranno i dati in tempo reale di quanti guarderanno un programma anche da tablet, smartphone e pc, oltre agli ascolti on demand su tutti gli schermi» come ha annunciato ieri mattina il direttore generale Paolo Lugiato.
Le nuove rilevazioni si sommeranno al tradizionale standard di programma che riporta l'ascolto del giorno precedente. Si tratta della cosiddetta «total audience», che ormai è parte integrante degli ascolti televisivi. Negli ultimi anni, al tradizionale utilizzo della televisione (quella in salotto o in camera da letto) si è sommato quello attraverso i device, che sono nettamente predominanti per una fascia anagrafica compresa tra gli adolescenti e gli universitari. Per capirci, la televisione si adegua al futuro, al cambiamento, all'inevitabile variazione di equilibri e gusti dettati dall'arrivo del web.
Entrando nello specifico, nel nuovo standard «Total Audience» per i programmi tv verranno rilevati i dati live, quelli Vosdal Tv (Viewing on same day as live) e quelli live e Vosdal da pc, tablet e smartphone. Le fasce orarie rilevate sono le medesime, in aggiunta ai dati on demand da diversi device al momento della visione. Invece cambieranno, almeno temporaneamente, gli orari di diffusione dei dati perché, ammettiamolo, ci sono nuovi parametri di valutazione che hanno bisogno di attenta rilevazione. Ma poi tutto ritornerà all'origine, insomma tra pochi mesi si sapranno i risultati di ascolto esattamente come oggi, intorno alle 10 del mattino. Una rivoluzione, bisogna riconoscerlo, che Auditel adesso certifica pubblicamente ma che in realtà viaggia sottotraccia da un paio d'anni negli ambienti televisivi. «L'obiettivo - ha spiegato Lugiato ieri mattina - è duplice: il primo è includere gli ascolti dei secondi schermi, come smartphone, pc e tablet, oggi non conteggiati, per avere un'immagine più completa di quella dello schermo da salotto, anche perché smartphone e tablet avranno una fruizione sempre maggiore».
E la seconda? «È differenziare i due standard, un primo standard che dà la performance di programma, il secondo che dà la performance di un canale in una certa fascia temporale».
In più, entro la fine del 2025 saranno inoltre inclusi nello Standard Auditel anche gli ascolti delle anteprime fruite via «app». Come sempre, ogni variazione sostanziale avrà bisogno di qualche tempo per essere «metabolizzata» dal sistema, in questo caso dal sistema televisivo. Di certo, sta accadendo alla tv quanto, all'incirca un decennio fa, è accaduto alla musica leggera. Cambiando i metodi di rilevazione delle canzoni, sono cambiate anche le canzoni. La musica è cambiata quando è arrivato lo streaming, non il contrario. Quindi è prevedibile che le nuove rilevazioni Auditel avranno lo stesso effetto anche sulla tv. In futuro potrà capitare che programmi fino a ora prestigiosi e di grandi ascolti diventino televisivamente meno efficaci e pubblicitariamente meno appetitosi.
Ma capiterà anche che programmi già di grande ascolto potrebbero avere ascolti ancora maggiori grazie alla rilevazione della «total audience», che si rivolge tendenzialmente a una fascia anagrafica di ascoltatori molto più giovane di quanto finora certificata. Ad esempio, gli ascolti del Festival di Sanremo o di Temptation Island o di Amici potrebbero riservare sorprese. Insomma, il 2025 sarà un anno di grandi cambiamenti televisivi. E c'era da aspettarselo.
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