Si è tenuta la giornata nazionale per l'integrità in sanità. Ad organizzare l'iniziativa è stata Transparency International Italia, associazione contro la corruzione. Chi ha introdotto i lavori è stato il neodirettore generale dell'ospedale Spallanzani, Francesco Vaia.
Un appuntamento importante al quale hanno partecipato anche altre personalità come il sottosegretario alla Salute Andrea Costa e il presidente dell'Anac Giuseppe Busia. A scatenare la polemica è stato il biologo Enrico Bucci il quale, attraverso un post sui social senza mezzi termini, ha affermato: "Introduce Francesco Vaia, che ha ammesso e patteggiato varie decine di episodi di corruzione in sanità pubblica, avendo preso tangenti da imprenditori diversi, colpevole poi e reo confesso di altri reati corruttivi successivamente prescritti e infine anche condannato per ulteriori fatti dalla Corte dei conti. Un confronto memorabile e un segnale di qual è il paese reale".
I primi dissapori tra i due, riporta la Repubblica, sono sorti quando sempre Bucci andò contro la sperimentazione del vaccino Sputnik decisa da Vaia e dall'assessore della regione Lazio alla sanità Alessio D'Amato. Senza dimenticare che lo stesso D'Amato, nel 2008 quando scrisse il libro Lady Asl, ha dedicato un capitolo molto duro a Vaia. L'attuale direttore generale dello Spallanzani che di nome fa Francesco, detto "Franceschiello", è stato paragonato a Francesco II di Borbone, "una vera e propria cariatide della sanità pubblica". Vaia, però, "a differenza del monarca borbonico, con cui condivide l'origine napoletana, rimasto sul trono per un anno soltanto - continuava D'Amato - il suo ruolo di direttore lo ha mantenuto per ben 15 anni, passati all'ombra di potenti lobby, c'è chi dice l'Opus Dei".
Senza dimenticare le similitudini con Franco Baresi e Bobo Vieri. Prima D'Amato si chiede se le Asl romane decideranno di attaccare al chiodo scrivania e poltrona di Vaia visto il suo "attaccamento". Poi però continua attaccando: "Franceschiello non è una "bandiera", ha cambiato più casacche di Bobo Vieri, attraversando giunte politiche di tutti i colori, un camaleonte capace di rimanere sempre al posto di comando".
Sono passati parecchi anni da quando è uscito il libro e in quel periodo il Lazio era governato da Storace e Vaia era visto come un uomo della destra, per questo attaccabile senza se e senza ma. Chissà cosa pensa ora D'Amato. È un paio d'anni, infatti, riporta sempre Repubblica, che tra i due sembra sia scattato un certo feeling. Addirittura D'Amato, secondo fonti autorevoli, avrebbe definito la vicenda del libro ormai superata.
Per lui Vaia non è più "Franceschiello il pluricondannato" e neanche una "cariatide della Sanità" ma il dottor Vaia con il quale andrebbe a "prendere il caffè tutte le mattine" e per il quale si sarebbe battuto con forza per fargli ottenere il ruolo di manager.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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