Francesco Caporale, motociclista di 49 anni, era morto nella notte del 22 dicembre 2016, mentre stava percorrendo a bordo della sua moto via Salaria. Il centauro aveva sbandato a causa di una delle 57 buche presenti sull’asfalto ed era caduto a terra in gravi condizioni, risultate poi fatali. Il numero delle buche presenti sulla strada era stato contato da una società che il giorno dopo la tragedia era stata incaricata di aggiustare il manto stradale.
Come riportato dall'edizione romana del Corriere della sera, nessuna manutenzione era stata fatta precedentemente all’incidente mortale costato la vita all'uomo, probabilmente per delle omissioni dovute a una rimproverabile negligenza di due funzionari del dipartimento Simu, lo Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana. Marco Domizi e Guido Carrafa, questi i nomi dei due dirigenti, sono stati condannati a un anno e 4 mesi di carcere per omicidio stradale. Come spiegato dal giudice nelle 26 pagine sulle motivazioni della sentenza, i due funzionari sono colpevoli con le loro omissioni in modo“diretto e esclusivo” dell’incidente costato la vita al centauro.
Tante le segnalazioni dei vigili
Le negligenze avrebbero avuto inizio il 9 agosto del 2016. Infatti, proprio quel giorno d’estate, la Polizia di Roma Capitale aveva scritto al Simu riguardo il tratto di strada della via Salaria dove dopo poco più di 4 mesi sarebbe morto Caporale: “Il personale riscontra che il manto stradale è dissestato. Si chiede di provvedere (...) al fine di garantire l'incolumità pubblica”. In seguito c'erano state altre sei segnalazioni alquanto allarmanti. La polizia aveva anche avvisato Simu che in due incidenti, per fortuna senza gravi conseguenze per i protagonisti, la causa era stata proprio l’asfalto dissestato.
Ogni volta la polizia municipale aveva chiesto interventi urgenti, che non erano però stati eseguiti. Il secondo caso segnalato era avvenuto il 6 dicembre del 2016, a pochi giorni dall’incidente mortale verificatosi poco prima di Natale. Alle segnalazioni fatte dai vigili, i funzionari avevano dato sempre la stessa risposta, ovvero che il loro ufficio non aveva i soldi necessari per effettuare il ripristino del manto stradale. Domizi è imputato anche per la morte di Elena Aubry, la giovane centaura morta sempre sulle strade della Capitale.
Nessun intervento prima della tragedia
Come ha precisato il giudice, “a fronte della gravissima situazione esistente sul teatro dell'evento, è un dato di fatto che non sia stato predisposto alcun intervento”. Inoltre è stato sottolineato che “deve prendersi atto che non è stato praticato alcun tipo di operazione sull'area”. Come ribadito ancora una volta dal Tribunale, “nessuno si è mai curato di predisporre qualche forma di segnalazione ed isolamento, come birilli rossi, cartellonistica di pericolo, avvisi di strada dissestata”. Ci voleva la morte di un 49enne per far sì che i lavori venissero fatti velocemente.
Il giorno seguente alla tragedia infatti, dopo la segnalazione da parte della polizia municipale, era stato attivato il pronto intervento, con la ditta che ha rattoppato 57 buche, delle quali ben 51 nelle prime 24 ore, a prescindere dai problemi economici del Simu. I familiari di Caporale si sono costituiti parte civile, difesi dall'avvocato Giuseppe Bellanca, che rappresenta l'associazione Avis, Vittime della strada, presieduta da Manuela Barbarossa.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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