Neonata morta nel Tevere, il pm chiede l'archiviazione: "Indagini ferme"

Rischia di rimanere irrisolto il giallo della morte della neonata annegata nel Tevere. Non ci sono sbocchi investigativi e il pm si è visto costretto a chiedere l'arichiviazione

Neonata morta nel Tevere, il pm chiede l'archiviazione: "Indagini ferme"

Sono stati mesi di indagini a tutto campo e ricerche estenuanti, gli sforzi di tutti si sono concentrati per dissipare la nebulosa attorno alla morte della neonata affiorata dalle acque del Tevere. La piccola è stata ritrovata da un pescatore di anguille. Adagiata a pancia in giù sulle sponde del fiume all’altezza del ponte di Mezzocammino e con il cordone ombelicale ancora attaccato. Sono passati quasi sei mesi da quel 6 luglio e dalla terribile scoperta. Gli investigatori hanno passato al setaccio tutti gli ospedali e sentito tutti i clochard che popolano il lungofiume con un solo obiettivo: scoprire l’identità della madre della bimba.

La sola in grado di spiegare cosa sia veramente accaduto. L’ipotesi di reato formulata dalla procura di Roma è omicidio volontario. Il sospetto è che sia stata proprio la madre ad aver gettato la bimba nel fiume. Forse in preda ad un raptus o forse perché costretta. O magari ha agito con freddezza e lucidità. Il giallo però sembra destinato a non risolversi. È di ieri, infatti, la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero che verrà esaminata dal giudice per le indagini preliminari. La svolta è arrivata dopo che la pista battuta dagli inquirenti ha condotto in un vicolo cieco.

L’esame del dna effettuato sulla giovane rom che si era rivolta a un pronto soccorso romano in preda a un’infezione dilagante, come racconta Il Messaggero, ha dato esito negativo. La ragazza che vive in un accampamento nei pressi del Tevere non la mamma della neonata. Anche se tutto lasciava supporre il contrario. Quella patologia infettiva, infatti, è collegata ad un parto o comunque all’interruzione di una gravidanza già avanzata. Circostanza confermata dalla donna che aveva ammesso di aver avuto un aborto spontaneo senza essere in grado di indicare cosa ne fosse stato del feto. La versione della ragazza non aveva convinto gli inquirenti che hanno voluto vederci più chiaro. Poi il risultato dell’esame e la cocente delusione.

Con l’esclusione di questa pista chi indaga si è ritrovato a brancolare nel buio. Nemmeno perito Emiliano Giardina, docente dell’Università di Tor Vergata, esperto in genetica forense, ha potuto fare nulla. L’uomo che ha associato all’identità di Massimo Bossetti le tracce di dna ignote ritrovate sul corpo di Yara Gambirasio, in questo caso, non ne è riuscito a venire a capo. D’altronde la scienza non può fare miracoli. Pur avendo isolato il profilo genetico della piccola, infatti, manca qualcosa con cui confrontarlo per risalire alla sua identità. Quello che è certo è che la neonata era perfettamente sana ed è morta per affogamento. Gettata via come fosse spazzatura.

La bambina non voluta è stata adottata dalla città di Roma e registrata dalla sindaca Virginia Raggi con il nome di Francesca Romana. Le esequie si sono svolte ad agosto nella parrocchia di San Raffaele Arcangelo al Trullo e la piccola adesso riposa al cimitero Laurentino.

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