Paolo Genovese avrebbe subito voluto parlare con i genitori di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, le due 16enni investite da suo figlio Pietro in Corso Francia, mentre stavano attraversando, di corsa, mano nella mano. Avrebbe voluto guardarli negli occhi e comunicare loro tutta la sua disperazione, il dolore che sente dentro per quelle vite spezzate. Ha capito poi la decisione presa da quelle madri e quei padri di non incontrarlo, almeno per il momento.
La disperazione di Paolo Genovese racchiusa in una lettera
E ha voluto quindi affidare i suoi pensieri e la sua disperazione a una lettera di una pagina e mezzo, che i suoi legali hanno recapitato alle famiglie. Perché in quella tragica notte, tra sabato 21 e domenica 22 dicembre, sono tre le famiglie a essere state distrutte in una manciata di secondi. Gaia e Camilla non ci sono più, è vero, ma anche la vita di Pietro, suo figlio ventenne, non sarà più la stessa. Lui però è vivo. Con il tempo riuscirà forse a continuare a vivere, portando sempre dentro di sé il peso di quella disgrazia. Paolo Genovese è padre, suo figlio ha pochi anni più delle vittime. Si rende conto del dolore immenso che provano in questo momento i genitori di Gaia e Camilla. Non può rimanere distante di fronte al lutto più grave che un genitore possa provare nella sua vita: la perdita di un figlio. Certo non ha voluto paragonare il suo dolore a quello delle famiglie delle due ragazze. Ha solo voluto far sentire che lui c’è, con la sua anima, con le sue parole. Gli avvocati di entrambe le parti hanno deciso di non diffondere il documento. Troppo intimo, troppo personale, che non deve essere sporcato dal rumore mediatico di questi giorni.
Pietro avrà ancora un futuro. Gaia e Camilla no
Paolo Genovese si rende conto che per Pietro ci sarà ancora un futuro, anche se difficile, soprattutto dal punto di vista interiore. Gaia e Camilla invece non potranno più affrontare la vita, confrontarsi con gli altri ragazzi, piangere per amore o per un’amicizia finita. La loro esistenza si è schiantata contro quel Suv, pochi giorni prima di Natale. Non saranno mai donne e mamme. Paolo Genovese si rende conto di tutto ciò.
Prima o poi il regista romano incontrerà quei genitori, forse solo in un’aula di Tribunale, dove parleranno perizie, testimoni, l’accusa e la difesa. Tra i genitori di quei tre ragazzi resterà forse un silenzio, più forte e più assordante di mille parole. L’incrocio di uno sguardo che racchiude in sé tutto.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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