“Mi ricandido?”. È questa la domanda che si pone Virginia Raggi e che agita il Movimento Cinque Stelle, sempre più diviso se puntare ancora sull’attuale inquilino del Campidoglio per vincere le prossime Comunali della Capitale, previste per il 2021.
Virginia Raggi in corsa per il bis in Campidoglio?
Una ricandidatura della Raggi è fortemente osteggiata da Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio e membro del comitato di garanzia, in un'intervista al Messaggero, ha detto chiaramente“No a un Raggi bis” e “sì a un accordo tra M5S e civiche e altri partiti, Pd compreso”. “Le regole del M5S parlano di due mandati e la Raggi è arrivata alla fine del secondo”, ha aggiunto l’arcinemica della sindaca. La diretta interessata ha risposto con un post su Facebook che ha ottenuto oltre 24mila like e nel quale ha lasciato trasparire di essere aperta a ogni eventualità.“Mi ricandido? C'è chi ama parlare di poltrone, alleanze di partito e giochi di palazzo. Personalmente preferisco lavorare per i cittadini”, ha scritto la sindaca. E poi ha aggiunto: “Mi ricandido? Io penso a sbloccare i cantieri e attrarre investimenti a Roma: dobbiamo lavorare su strade, mobilità e verde. Il resto sono chiacchiere della vecchia politica”. La Raggi e i suoi sponsor, in primis Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, si fa forte di un sondaggio realizzato da Izi per Repubblica che attribuisce alla sindaca pentastellata il 21,1% dei consensi. A dir la verità, però il rilevamento statistico è tutt’altro che lusinghiero dato che il 78,9% non la vorrebbe vedere guidare il Campidoglio per altri cinque anni. Ma non solo. Il 53,2% dei romani che l’avevano votata nel 2016, ora confermerebbe la sua preferenza per lei. Appare, dunque, difficile che il M5S possa cambiare lo statuto per concedere alla Raggi il bis, anche se oggi da questo punto di vista arriva un'apertura chiara da parte del reggente Vito Crimi che, al Fatto Quotidiano, dice: "Penso che si debba fare una riflessione su come superare il vincolo dei due mandati per i sindaci: chi amministra dovrebbe poter lavorare in un’ottica pluriennale".
Le dimissioni degli assessori
Ricandidare la Raggi, però, sarebbe un azzardo visto e considerato il suo bilancio disastroso. Basti pensare che, dal momento del suo insediamento, la sindaca ha dovuto cambiare ben 12 assessori che, o si sono dimessi volontariamente o sono stati cacciati. Soltanto l’assessore allo Sport, il fedelissimo Daniele Frongia che fino al 2016 ricopriva il ruolo di vicesindaco e il suo successore Luca Bergamo (che ha anche la delega alla Cultura) fanno parte della compagine amministrativa sin dal suo esordio. Il primo a lasciare il suo scranno, nel settembre del 2016, fu l’economista bocconiano Marcello Minenna che fino a quel momento aveva detenuto le deleghe del Bilancio e delle partecipate. Il suo posto fu preso da Andrea Mazzillo che restò in carica fino all’agosto del 2017. Ora il Bilancio è affidato all’assessore Gianni Lemmetti. L’assessorato al Coordinamento delle società partecipate, invece, ha avuto una storia più tortuosa: dopo Minenna, è stato in mano del tecnico Massimo Colomban e, poi, di Alessandro Gennaro fino al maggio 2018, quando è stato ri-accorpato al Bilancio. L’assessorato all’Ambiente è stato gestito da Paola Muraro fino al luglio 2016. Il suo successore, Giuseppina Montanari, ha retto fino al febbraio 2019 e, ora, all’Ambiente c’è la grillina Laura Fiorini. Paolo Berdini è stato il titolare dell’assessorato all’Urbanistica e ai Lavori pubblici fino al febbraio 2017 quando si dimise in contrasto con la giunta che aveva dato l’ok alla costruzione dello stadio della Roma a Tor di Valle. Da quel momento l’Urbanistica è diventata di competenza di Luca Montuori, mentre i Lavori Pubblici sono stati affidati prima a Margherita Gatta e, poi, a Linda Meleo. Nel maggio 2018, infine, Carlo Cafarotti ha preso il posto di Adriano Meloni allo Sviluppo economico e al Turismo.
Le indagini che hanno coinvolto la Raggi
Ancora più arduo è stato trovare il capo di gabinetto della sindaca. Inizialmente venne nominato Daniele Frongia che, dopo appena dieci giorni, dovette dare le dimissioni a causa della legge Severino. Al suo posto arrivò Carla Ranieri che finì ben presto al centro delle polemiche per lo stipendio da 193mila euro annui e che lasciò, proprio come Minenna, il primo settembre 2016. La Raggi spiegò che la sua rimozione era una conseguenza logica dopo il parere dell’Anac."Sulla base di due pareri contrastanti - continua Raggi - ci siamo rivolti all'Anac che, esaminate le carte, ha dichiarato che la nomina della dottoressa Carla Romana Raineri a capo di Gabinetto va rivista in quanto la corretta fonte normativa a cui fare riferimento è l'articolo 90 Tuel" e l'applicazione, al caso di specie, dell'articolo 110 Tuel è da ritenersi impropria", scrisse.
In realtà, dietro quelle dimissioni si nascondeva uno scontro al vertice con un fedelissimo della sindaca, come spiegò la stessa Ranieri in un’intervista al Corriere della Sera. “Raggi aveva concepito una segreteria particolare che era in realtà il ‘vero Gabinetto’ del sindaco, a capo della quale ha posto Salvatore Romeo che era in realtà il "vero capo di Gabinetto". E ha conferito a questo soggetto, ex funzionario di VII livello, una specifica delega alle partecipate, attribuendogli di fatto il ruolo di "assessore ombra" di Minenna. E ancora: “Raffaele Marra aveva la qualifica di vicecapo di Gabinetto ma in quei 45 giorni non ho avuto mai il piacere di condividere con lui alcuna decisione: riferiva direttamente alla sindaca. Anche come ufficio mi sono trovata fisicamente collocata fra Romeo e Marra: e questa può dirsi la metafora della mia situazione in Campidoglio".
Salvatore Romeo, è stato il capo della segreteria politica fino all’arresto per corruzione del direttore del personale Raffaele Marra. La Raggi è stata, poi, indagata per abuso d’ufficio sia per la nomina di Romeo (accusa archiviata nel febbraio 2018) sia per la nomina a capo del dipartimento Turismo di Renato Marra, fratello di Raffaele. Anche in merito a quest’ultimo caso, la Raggi è stata assolta in primo grado, ma la procura di Roma ha chiesto di proseguire il processo in Appello. È stata, invece, archiviata l’inchiesta sulla costruzione dello stadio della Roma a Tor di Valle sempre per abuso d’ufficio. Sempre nell’ambito delle indagini sul nuovo impianto sportivo della Roma viene arrestato per corruzione il costruttore Luca Parnasi e, in seguito, il presidente del Consiglio municipale, il grillino Marcello De Vito, avversario politico della Raggi. Quest’ultimo è, poi, tornato libero nel novembre del 2019 e, in attesa dell’inizio del processo, è tornato a presiedere l’Assemblea capitolina.
Infografica a cura di Alberto Bellotto
Rifiuti, campi rom e trasporti. Roma nel caos
Anche le due principali municipalizzate, l’Ama (rifiuti) e l’Atac (trasporti), sono state al centro di periodici cambi di dirigenti, ma soprattutto di continui disservizi per i romani. Le emergenze sanitarie per il mancato ritiro dei rifiuti, ormai, non si contano manco più e la Raggi è stata messa in minoranza dai suoi stessi consiglieri quando ha proposto Valle Galeria come luogo per l’apertura di una nuova discarica. Lei che si era battuta per la chiusura di Malagrotta, ora, pur di proseguire sul no ai termovalorizzatori, è tornata indietro sulla discarica. La lotta ai rifiuti tossici bruciati nei campi rom si è, invece, mostrata del tutto inefficace, mentre il programma di chiusura dei campi e il ricollocamento dei nomadi in case in affitto è stato a dir poco fallimentare.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico si contano circa 150 bus andati in fiamme dal 2016 a oggi. L’Atac, però, ha rivendicato che nel 2019 i casi di incendi nei bus siano stati più che dimezzati e ha attaccato la stampa che mescola “impropriamente episodi di fumosità provocati da guasti ed episodi di attivazione degli estintori automatici con incendi propriamente detti". La Raggi si vanta di aver risolto i problemi finanziari dell’azienda attraverso il concordato preventivo, ma dai romani arriva una severa bocciatura: il 75% considera fallimentare la gestione dei trasporti.
E non potrebbe essere altrimenti, considerati i perenni disservizi riguardanti in particolare la linea della metro: ascensori e scale rotte e stazioni chiuse per mesi. Spagna (40 giorni), ma soprattutto Repubblica (246 giorni) e Barberini (319 giorni) sono l’emblema del problema.
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