Romney fa l’anti Obama e vince grazie al voto dei ricchi

New YorkMitt Romney risorge nuovamente e mette a segno una doppietta: si aggiudica di poco, sul filo di lana, le primary in Michigan, lo Stato dove è nato e cresciuto, ma stravince in Arizona. Dopo le inaspettate e cocenti sconfitte di tre settimane fa in Minnesota, Colorado e Missouri, vinte a man bassa e senza spendere un dollaro dal superconservatore e cattolico Rich Santourum, Romney non poteva perdere il suo Michigan, lo Stato dove papà George per 12 anni era stato un popolarissimo governatore e aveva accumulato una fortuna di decine di milioni di dollari creando e guidando l’industria automobilistica Amc (American Motor Corporation). A dargli una mano, oltre alla fortuna spesa in spot elettorali (più di 20 milioni di dollari) sono stati gli elettori spaventati dall’aumento delle tasse paventato da Obama: Romney ha infatti conquistato la stragrande maggioranza dei votanti ricchi, o comunque dal reddito superiore ai 100mila dollari, registrando un plebiscito tra il 9% dei repubblicani che guadagnano oltre 200mila dollari. Nel discorso di ringraziamento ai suoi sostenitori di Detroit, Romney aveva però poco da festeggiare: «Non abbiamo vinto di molto, ma abbiamo vinto. È quello che conta», ha spiegato l’ex governatore del Massachussetts. Per poi attaccare Obama: «La sua presidenza è un fallimento. Ci sta portando al declino, il Paese non può tollerare una sua rielezione. Yes, we can! Sì, possiamo mandarlo a casa».
Si calcola che circa 15-20 democratici hanno partecipato a queste primary (aperte a tutti) e hanno votato in massa per Santorum. Un’operazione politica orchestrata dagli attivisti democratici del Michigan per indebolire e umiliare Romney, il candidato repubblicano più forte nella sfida contro Obama. In Arizona invece Romney ha vinto alla grande grazie all’appoggio della sanguigna governatrice Jan Brewer (quella che ha puntato il dito in faccia a Obama) e del senatore John McCain, uno dei leader repubblicani che appoggia Mitt il mormone con più passione.
Ora la partita si sposta al supermartedì del 5 marzo, dove tra meno di 5 giorni si svolgeranno contemporaneamente le primary in 10 Stati e saranno in palio 425 delegati, il 41% del totale. Gringrich, assente in Michigan e Arizona, deve assolutamente vincere negli Stati del sud, nella sua Georgia e in Tennessee (e in Alaska dove l’aiuta Sarah Palin), pena il ritiro.

Romney ha già in tasca il Massachusetts, il vicino Vermont e la Virginia dove corre senza avversari. Se batte Santorum anche nello Stato più popolato, l’Ohio, può dire di avere la nomination in tasca. Altrimenti si andrà avanti a oltranza.

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