Rossi, un secondo che vale oro «La più bella sconfitta della vita»

Phillip IslandUn secondo posto che vale, quasi, un titolo mondiale: per questo, per una volta, Valentino Rossi si accontenta di un piazzamento, anche se ha provato in tutti i modi a vincere. «È il più bel secondo posto della mia carriera, perché è stata una gara di altissimo livello, molto divertente. Sicuramente mi sarebbe piaciuto vincere, ma qui Stoner e la Ducati sono sempre andati molto forte e lui non aveva niente da perdere. Non posso essere arrabbiato e, prima del via, avrei firmato con il sangue se mi avessero detto che avrei guadagnato 20 punti su Lorenzo.
Proprio l’uscita di pista alla prima curva del compagno di squadra ha, in un certo senso, condizionato Valentino. «Quando mi hanno segnalato che Jorge era fuori, mi sono detto: adesso cosa faccio? Ho pensato: se mi stendo anche stavolta, è giusto che sia lui a vincere il mondiale! Quindi ho attaccato, ho girato forte per non farmi staccare, ma sempre senza esagerare, perché in questo momento l’obiettivo primario è conquistare il titolo».
Per tutto questo, è giusto che Rossi sia più che soddisfatto, anche se c’è un po’ di rammarico per essere stato battuto. «Nelle curve a sinistra scivolavo un po’ più di lui e questo gli ha dato un piccolo vantaggio. In ogni caso, non ce l’avrei fatta a batterlo, si è meritato il successo, è semplicemente stato più bravo».
Dopo il difficilissimo Gp del Portogallo, in Australia il campione della Yamaha ha ritrovato la forma dei giorni migliori: è soprattutto questo che lo rende felice. «Siamo stati bravi, perché in questo fine settimana abbiamo lavorato meglio di Lorenzo, gli abbiamo messo pressione e ha fatto un errore. Dopo l’Estoril abbiamo cercato di capire quali erano stati i nostri errori tecnici e di comportamento: io e la mia squadra, per dare il massimo, abbiamo bisogno di un po’ di pressione».
Pressione che ormai non c’è più, ma Valentino esclude qualsiasi tipo di rilassamento domenica prossima in Malesia, dove gli sarà sufficiente un quarto posto per conquistare matematicamente il titolo. «Sepang è una delle mie piste preferite, dove sia io, sia la Yamaha siamo sempre andati forte. È chiaro che l’obiettivo primario continui a essere il campionato, ma vado in Malesia aggressivo, con la voglia di vincere o, quantomeno, salire sul podio».
Di tutt’altro umore Jorge Lorenzo, che dopo pochi secondi ha visto svanire ogni sogno iridato. «Ho fatto un errore da junior, da dilettante», continua a ripetere, molto più ferito nell’animo che nel corpo, al di là delle abrasioni alla mano destra e al naso riportate nella caduta. «Non pensavo che Hayden frenasse così presto e l’ho centrato: è stata totalmente colpa mia. Ho faticato per tutto il fine settimana, ma dopo il warm up ero convinto di poter stare con Stoner e Rossi. Invece ho sbagliato e adesso devo meditare su quanto successo: evidentemente, non sono ancora pronto per conquistare il titolo».
Casey Stoner, al contrario, ha guidato come meglio non avrebbe potuto e dopo i due mesi terribili passati in Australia a curare un misterioso male, il successo ha un grande valore.

«È sicuramente una delle vittorie più importanti della mia carriera - conferma -, perché durante la mia assenza sono state dette e scritte un sacco di cattiverie nei miei confronti. Fermarsi è stato giusto e questo risultato lo conferma: era tempo che non finivo una gara così in forma fisicamente».

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