«Sì all’eutanasia chiesta dai minori»

Ma la minoranza insorge: le decisioni di bimbi e ragazzi sono troppo influenzabili

«Sì all’eutanasia chiesta dai minori»

Elisabetta Pisa

da Lugano

In Svizzera anche i bambini affetti da mali incurabili potranno avere una «dolce morte». È quanto ha stabilito la Commissione nazionale di etica nel suo rapporto sul suicidio assistito che contiene le raccomandazioni cui farà riferimento il legislatore. Una presa di posizione choc che nella Confederazione è passata sotto silenzio, ma che in sede di dibattito parlamentare di certo farà molto discutere. In Svizzera l’eutanasia non è punita dalla legge, purché non venga effettuata per motivi di lucro. Due organizzazioni private, Exit e Dignitas, da tempo prestano assistenza a chi vuole farla finita: se viene accertata la capacità di intendere e di volere, al paziente viene fornito un barbiturico o un’infusione, che lui stesso assumerà: la morte sopraggiunge nel giro di una trentina di minuti.
Una pratica che ha gia suscitato polemiche: di qui il lavoro della Commissione che deve preparare il terreno a un progetto di legge che definisca meglio i confini entro cui possono muoversi le associazioni di assistenza al suicidio. Se da una parte il rapporto del collegio dei «22 saggi» conferma quanto già divulgato negli scorsi mesi e cioè che Exit e Dignitas devono essere poste sotto il controllo dello Stato, la commissione prende posizione anche su una questione delicata come quella dei bambini. In realtà gli esperti si sono spaccati su questo punto, l’unico che abbia creato divisioni: la maggioranza, pur riconoscendo la delicatezza della situazione, è giunta alla conclusione che anche i bambini possano chiedere di essere «accompagnati» alla morte allo stesso modo degli adulti, in base al principio secondo cui anche a loro deve essere garantito il principio dell’autodeterminazione. «Così come nella fase terminale di una malattia incurabile un bambino può rifiutare un trattamento medico, allo stesso modo può esprimere il desidero di essere assistito nel suicidio – scrive la commissione -. Bambini e giovani gravemente malati che manifestano la volontà di farsi assistere nel suicidio possono essere influenzabili. Spesso la loro coscienza di sé non è ancora sviluppata. E le persone che assistono un giovane in un simile caso devono accertarsi che quest’ultimo abbia una visione corretta e globale della propria situazione e del proprio quadro clinico». In disaccordo la minoranza, secondo cui i minori sono facilmente influenzabili e privi di una capacità di giudizio stabile nei confronti della loro malattia e del modo di affrontarla: «C’è da sperare - si legge nel dossier - che i bambini e i giovani che esprimono il desiderio di morire cambino idea in una fase successiva. Non va dimenticato che determinate contingenze possono facilmente influenzarli, pertanto il rischio che vedano il suicidio come unica via d’uscita è alto. Anche nelle malattie in fase terminale occorre privilegiare la tutela della vita».
Fino a oggi casi come questi non sono mai stati affrontati in Svizzera: nella pratica non si è mai posto il problema, ma non è escluso che sia così anche in futuro. L’Olanda nell’agosto del 2004 ha autorizzato una clinica universitaria a porre fine alla vita di bambini con malattie incurabili e che provocano sofferenze intollerabili. Una procedura che può essere effettuata secondo un severissimo protocollo. La Svizzera ora si prepara a questa eventualità. In realtà le indicazioni dei 22 saggi suonano come una legittimazione dell’attività delle associazioni di accompagnamento alla morte. In particolare di Dignitas. «Finora – dice Lodovico Minelli, portavoce dell’organizzazione – non abbiamo mai ricevuto richieste di questo genere. Ma la questione non è se ci troviamo di fronte a un bambino o a un adulto: se il bambino dimostra di essere una persona in grado di intendere e di volere, può essere assistito». Di diverso parere Exit. «Con i bambini è più problematico da un punto di vista etico – afferma Andreas Blum -. Comunque al momento non è una questione al centro della discussione. Negli ultimi 2-3 anni il dibattito si è concentrato sui malati di mente». È, difatti, di circa sei mesi fa la decisione di Exit di occuparsi anche di chi soffre di una patologia psichica e ritiene intollerabile continuare a vivere.

La sensazione è che comunque i tempi della politica saranno ancora lunghi. Exit e Dignitas continueranno a operare secondo i loro statuti, finché lo Stato non deciderà di regolamentare chiaramente la dolce morte, una questione che divide le coscienze.

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