Genera compensibile preoccupazione il caso del gatto di Arezzo colpito da Lyssavirus, un tipo di virus a RNA molto raro e appartenente allo stesso genere della rabbia. Nonostante le rassicurazioni degli esperti e dei veterinari, pronti a sottolineare l'estrema eccezionalità del contagio, sui social network è scontro. Amanti dei felini e animalisti temono che simili notizie possano generare immotivata psicosi, mettendo a repentaglio la sicurezza degli animali domestici su tutto il territorio.
I fatti
Il caso è emerso ad Arezzo la scorsa settimana quando un gatto, dopo aver morso la sua proprietaria, è improvvisamente deceduto. Sospettando una possibile infezione da rabbia, dato anche il comportamento anomalo del felino, tutte le persone entrate in contatto con l'animale sono state sottoposte a profilassi post-esposizione. Nel frattempo, i resti del quadrupede sono stati inviati al Centro di referenza nazionale per la Rabbia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, per le necessarie verifiche autoptiche.
A sorpresa, le analisi non hanno confermato una positività al ben conosciuto virus della rabbia - il Rabies lyssavirus - bensì a un altro membro dello stesso genere: il West Caucasian Bat Lyssavirus (WCBL), un virus estremamente raro, tanto da essere stato identificato una sola volta nel 2002 in un pipistrello del Caucaso. Al momento non è noto come il felino sia entrato in contatto con il virus, forse proprio interagendo con un pipistrello infetto, tuttavia il Ministero della Salute conferma che la trasmissione dal serbatoio naturale ad altre specie sia un fatto decisamente remoto. Ancora, a oggi non vi sarebbero evidenze scientifiche sul possibile passaggio del virus dagli animali all'uomo. In via precauzionale, il Ministero della Salute e la Regione Toscana hanno disposto la creazione di un gruppo tecnico-scientifico per valutare tutti gli aspetti epidemiologici del caso.
L'ANMVI rassicura
Circolata rapidamente sulle testate nazionali e sui social network, la notizia ha generato allarme fra i proprietari di gatti, preoccupati per la salute dei loro animali domestici. Sulla questione è però intervenuta l'ANMVI, l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, rassicurando sull'estrema rarità dell'infezione. "Il caso di Lyssavirus nel gatto di Arezzo dimostra il ruolo di sentinelle epidemiologiche di noi medici veterinari - spiega Marco Melosi, presidente dell'Associazione - non deve allarmare".
"Anche di fronte ad un caso eccezionale e raro come questo - prosegue Melosi - in Italia abbiamo dimostrato di avere un modello gestionale di sorveglianza veterinaria efficace, fatto anche da migliaia di liberi professionisti per animali da compagnia su tutto il territorio nazionale".
Lo scontro sui social
Mentre veterinari ed esperti rassicurano sull'eccezionalità del caso, tale da non richiedere alcun allarmismo, sui social network è scontro. Decine di proprietari di animali domestici, così come di attivisti dell'universo animalista, si sono infatti assiepati fra i commenti dei principali quotidiani italiani, lamentando le modalità di diffusione della notizia. "Attenzione a fare allarmismi che poi ci rimettono gli animali", spiega una lettrice preoccupata che la vicenda possa incentivare comportamenti immotivati, come l'abbandono dei gatti.
"È l'ora di finirla con queste notizie del caiser sugli animali, che già di dementi umani in giro ce ne sono già troppi - aggiunge un'altra utente - allarmismi inutili! E poi cani e gatti già vengono abbandonati in estate".Il dibattito acceso prosegue da giorni, tra chi sostiene che certe notizie non debbano essere pubblicate per tutelare gli animali da maltrattamenti e chi, invece, rimarca come parlarne sia di interesse pubblico per la protezione della salute di tutti. Fra i litiganti, c'è però chi tenta di smorzare i toni con l'ironia: "Nascondete il gatto - scrive un utente - prima che Giuseppi tiri fuori un decreto urgente".
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