Dacci oggi la nostra mania quotidiana

Marco Palma

La chiusura del gas, le scarpe riposte in un certo modo, i vestiti nell'armadio appesi in un determinato ordine, questo o quell'oggetto sistemato con un criterio tutto personale. Ma non solo: gesti di scongiuri se il gatto è nero e ci attraversa la strada, non passare mai in quella via o davanti a quel negozio, non essere mai 13 a tavola. Strane manie, piccole o grandi ossessioni con cui dobbiamo convivere.

Tecnicamente vengono chiamati disturbi ossessivi-compulsivi del nostro comportamento, ma più semplicemente sono conosciuti come manie. Per esempio ansie o altre nevrosi con cui conviviamo da tempo, di cui percepiamo l'effetto ma non la causa. «Entro certi limiti non dobbiamo preoccuparci: queste manie aumentano verifiche utili, dove un controllo in più è meglio che uno in meno. Ma se l'ansia, la paranoia, l'ossessione dell'ordine, l'esasperazione della pulizia ci fanno perdere serenità oppure ostacolano lo svolgimento di una vita normale, allora dobbiamo preoccuparci perché questo non è un bel vivere» dice a Il Giornale il dottor Francesco Silveri psicologo e psicoterapeuta dell'Università La Sapienza di Roma.

L'INCUBO 13

Pensieri ricorrenti e invadenti ci possono assalire in qualunque momento senza un apparente perché: «Essere 13 a tavola porta sfortuna: perché? Chi lo dice? La superstizione? Ma c'è razionalità? Il pranzo o la cena risulterà indigesta? Forse: ma non certo per il numero 13 ma per lo chef o la qualità del cibo aggiunge Silveri . A volte non sopportiamo questo o quell'oggetto fuori posto, senza pensare che magari lo abbiamo messo noi involontariamente. E ancora: quel colore porta sfortuna a teatro o in un galà. E ci preoccupiamo solo del viola e non di come è fatto l'abito, che magari è davvero brutto».

Dalla mania, dalla diceria verso la quale comunque molti dipendono si passa alle compulsioni. Si tratta di forme estreme e ben più intollerabili per l'individuo che da queste dipende e di cui non riesce a liberarsi. «Avere paura se il gas non è chiuso e ricontrollarlo ci può stare, è una mania/forma di insicurezza, ma tornare a controllarlo più di una volta no. Lavarsi le mani più volte e ripetutamente per mille paure di contagio è tremendo. La situazione peggiora ulteriormente se si ripetono mentalmente parole, ragionamenti, soliloqui ossessivi che degenerano appunto in manie compulsive per cui la persona si sente obbligata a compiere un'azione perchè, in caso contrario, vive in uno stato di angoscia», aggiunge Silveri.

I RITI

Gli adulti possono convivere con il bisogno di controllare l'ambiente attraverso azioni che si ripetono quotidianamente, ma, precisa Silveri, «se la mania peggiora la qualità della vita relazionale o interiore allora si deve intervenire con l'aiuto dello specialista. Va da se che più una persona è sola più non si accorgerà delle sue ossessioni mentre sarà più facile intervenire se qualche familiare o amico farà notare in modo rispettoso e discreto queste fobie».

Un aspetto tipico di queste piccole ossessioni è la ritualità, che può essere di tipo preventivo: lavarsi le mani prima di uscire da casa o subito dopo il rientro per la paura di essere contaminati dallo sporco o da batteri portatori di malattie; o riparatorio; autoinfliggersi una penitenza non mangiando ad esempio un cibo ghiotto, per un certo periodo di tempo; o addirittura propiziatorio come il fare la stessa strada o indossare un determinato indumento prima di un esame o di un colloquio di lavoro pensando che possa portare fortuna. Un caso particolare è la mania religiosa che spesso «può sfociare in una fobia incontrollata dice Silveri come dire un certo numero di preghiere a questo o a quel santo nella speranza di ritrovare un oggetto smarrito o conseguire un risultato utile».

LE BABY FISSAZIONI

C'è poi una preoccupazione comune forse a tutti: il nostro aspetto esteriore per piacere agli altri. «È assolutamente normale esercitare la seduzione con il trucco, un capo di abbigliamento ma senza scivolare nella dismorfobia, cioè una mania di una visione distorta della nostra persona».

Non è vero che solo le persone adulte vivono di manie compulsive comportamentali: «È una condizione che può toccare anche i giovani e perfino i bambini.

Ad esempio preferire lo stesso giocattolo lasciando gli altri come segno di sicurezza e di affezione può essere normale, meno se un determinato rifiuto del giocattolo è legato a motivazioni diverse e più intime di un mancato divertimento aggiunge la dottoressa Simona Altieri psicoterapeuta dell'età evolutiva per questo motivo i genitori devono vigilare sul comportamento del bambino, senza creare ansia: quindi niente punizioni o peggio ancora sgridate ma fargli capire che ogni giocattolo può avere una storia e può produrre divertimento».

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