Come evitare i danni ai reni

Preveniamo le difficoltà dell'organo nell'eliminare le scorie ed i sali in eccesso

Luigi CucchiDopo i 65 anni aiutiamo il nostro corpo a non logorarsi. Un italiano su dieci soffre, anche a sua insaputa, di un affaticamento delle funzioni renali che, nella loro evoluzione progressiva, possono portare alla condizione irreversibile di insufficienza renale, cioè all'incapacità di svolgere la funzione di filtro, depurando l'organismo dalle scorie e dai sali minerali in eccesso. Nelle condizioni più serie, il cattivo funzionamento delle reni può rendere necessario un trattamento sostitutivo, rappresentato dalla dialisi o dal trapianto renale. Ma l'adozione di comportamenti dietetici quali la limitazione di sale e proteine rallentano o meglio controllano questa patologia che richiede una diagnosi precoce ed un trattamento mirato per prevenire o ritardare sia una condizione di insufficienza renale acuta o cronica, sia la comparsa di complicanze cardiovascolari a cui spesso è associata. Sono infatti l'ipertensione e il diabete, non adeguatamente controllati dalla terapia farmacologica, l'ipertrofia prostatica, i calcoli renali o i tumori voluminosi, a favorirne l'insorgenza in quanto riducono il normale deflusso di urina, aumentano la pressione all'interno dei reni e ne limitano la funzionalità. Il danno renale può essere determinato anche da processi infiammatori (pielonefriti, glomerulonefriti) o dalla formazione di cisti all'interno dei reni (malattia renale policistica) o dall'utilizzo cronico di alcuni farmaci, da alcool e droghe consumate in eccesso.Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento del numero di pazienti con insufficienza renale cronica che è soprattutto secondario all'aumento della età media della popolazione. Oggi la maggior parte delle diagnosi riguardano persone di età avanzata, superiore ai 65 anni, con disfunzione renale lieve-moderata. La Società Americana di nefrologia ha perfino creato un gruppo di studio di Nefrologia Geriatrica per fornire ai nefrologi maggiori competenze nella gestione delle principali comorbidità tipiche dell'anziano. Molte sono le questioni ancora aperte su questo argomento, e che necessitano di studi ad hoc, quali l'appropriatezza dei criteri diagnostici, le implicazioni cliniche derivanti dalla diagnosi ed i rischi del paziente. In particolare, è ancora poco chiaro, se la riduzione della funzione renale che si può verificare nell'anziano sia da imputare ad un processo patologico in atto o si possa considerare, almeno in parte, effetto del fisiologico invecchiamento dell'organismo. È quindi importante stabilire se il riscontro di una disfunzione renale lieve-moderata in un soggetto anziano si traduca realmente in un peggioramento della prognosi rispetto al soggetto apparentemente sano.Molte persone che hanno una malattia renale cronica non lo sanno perché i primi segni possono essere molto sfumati e possono volerci molti anni prima che il paziente passi dallo stadio di malattia renale cronica a quello di insufficienza renale. Le persone con questa disfunzione dovrebbero essere monitorate dal medico di famiglia con il controllo della creatinina nel sangue. Ecco le condizioni da considerare a rischio: diabete, ipertensione, lupus.

L'insufficienza di tipo moderato è quella più comunemente diffusa, dato che riguarda circa il 55% degli individui che riferiscono problemi ai reni. Per i pazienti a rischio di insufficienza renale risultano importanti alcune limitazioni dietetiche per rallentare o arrestare il progredire della insufficienza.

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