I vaccini Pfizer e Moderna riconoscono le varianti del Covid

L'importante ricerca è stata condotta dagli scienziati dell'Istituto di Immunologia La Jolla e potrebbe aprire le porte a nuovi vaccini efficaci contro le nuove varianti

I vaccini Pfizer e Moderna riconoscono le varianti del Covid

I ricercatori dell'Istituto di Immunologia di La Jolla hanno scoperto che le cellule T CD4+ "helper" e le cellule T CD8+ "killer" delle persone che si sono riprese dal Covid o che hanno ricevuto i vaccini Pfizer o Moderna sono in grado di riconoscere le varianti del virus. Questa reattività è la chiave per la complessa risposta immunitaria del corpo al patogeno che consente all'organismo di uccidere le cellule infette e quindi di fermare le infezioni gravi.

Gli scienziati sottolineano che lo studio, pubblicato su "Cell Reports Medicine", affronta solo il modo in cui le cellule T rispondono alle varianti più preoccupanti (VOC), molte delle quali sono collegate a livelli più bassi di anticorpi anti-virus. L'attuale indagine include dati su quattro delle mutazioni maggiormente diffuse, inclusa quella Delta.

Per la ricerca, gli scienziati hanno analizzato le cellule T di tre diversi gruppi di partecipanti. Del primo facevano parte i soggetti guariti dal Covid. Nel secondo, invece, erano inclusi gli individui che avevano ricevuto i vaccini Pfizer o Moderna. Al terzo, infine, appartenevano le persone mai esposte al coronavirus.

Sia i partecipanti che avevano superato l'infezione che quelli vaccinati avevano probabilmente cellule T in grado di riconoscere la "linea ancestrale" del SARS-CoV-2, ovvero il ceppo originale emerso all'inizio della pandemia. Le mutazioni sono poi iniziate da dicembre 2019. I soggetti con cellule T addestrate a individuare il ceppo ancestrale, avrebbero riconosciuto anche le nuove varianti? Gli studiosi hanno così testato le risposte delle cellule T dei gruppi di partecipanti contro quattro importanti VOC: Alpha, Beta, Gamma ed Epsilon.

Si è giunti così alla conclusione che sia la gente vaccinata che i pazienti guariti avevano cellule T cross-reattive capaci di colpire le varianti in questione. Si tratta decisamente una buona notizia. Il prossimo obiettivo è quello di trovare i modi attraverso cui sfruttare la flessibilità della risposta delle cellule T. Queste ultime stanno già lavorando duramente per riconoscere le mutazioni del patogeno.

Non si esclude, dunque, che eventuali futuri richiami dei vaccini possano aumentare l'immunità spingendo il corpo a produrre più anticorpi.

Esiste anche la possibilità che l'attuale ricerca si traduca, un giorno, in un vaccino universale "pan-coronavirus" che allenerebbe l'organismo a riconoscere i dettagli strutturali (ad esempio gli elementi della proteina spike) comuni a tutti i coronavirus.

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