Ora anche i maiali possono donare gli organi all'uomo

Il team di ricerca guidato da Cesare Galli avvierà a breve la prima sperimentazione sull'uomo: saranno trapiantate nel soggetto isole pancreatiche provenienti da maiali geneticamente modificati

Ora anche i maiali possono donare gli organi all'uomo

Adesso anche i maiali, se geneticamente modificati, possono diventare donatori di organi per esseri umani.

Lo scienziato Cesare Galli, insieme al suo team di ricercatori del laboratorio cremonese di Avantea, è pronto a varcare la frontiera dello xenotrapianto, cioè il trapianto di organi provenienti da individui di una specie diversa da quella del soggetto che riceve la donazione. "Abbiamo creato maiali geneticamente modificati con la tecnica Crispr quella del cosiddetto editing genetico, per poter consentire il trapianto di organi negli esseri umani senza il rischio di rigetto", ha spiegato Galli. Grazie alla tecnica usata dalla squadra di scienziati, è possibile, attraverso un intervento di precisione, correggere una sequenza mirata di Dna.

Qualche mese fa, la rivista Science anticipava, come riportato dal Giornale, la possibilità concreta della creazione nei maiali di organi compatibili con l'uomo. Ora questa possibilità diventa realtà in Europa. Infatti, Galli ha annunciato che"a breve, a Bruxelles, inizierà la prima sperimentazione sull'uomo", riguardante il trapianto di isole pancreatiche, prelevate dai maiali geneticamente modificati. Le isole pancreatiche saranno impiantate sotto la cute e aiuteranno i pazienti diabetici a produrre più insulina, o almeno questo è la meta che i tecnici si sono prefissati di raggiungere.

Ma questo sarà solo l'inizio. Infatti, l'obiettivo a lungo termine è quello di poter ricavare dai maiali "anche organi salvavita, come il rene e il cuore, anche se le criticità sono ancora tante".

I cloni geneticamente modificati potranno essere usati anche come modelli di malattie per la ricerca, tanto che per l'istituto zooprofilattico di Torino è stato clonato un maiale con la Sla, per consentire ai medici di studiare la reazione ai farmaci e alle cure e l'evoluzione della malattia.

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