E vediamo ora di capire meglio cos'è l'infiammazione silente: non viene percepita, rimane senza sintomi anche per decenni, e può provocare danni che sfociano in malattie croniche, come diabete, tumori, patologie cardiovascolari e neurodegenerative: è l'infiammazione silente, fenomeno riconosciuto di recente dal mondo scientifico e su cui si può intervenire modificando la dieta. "La strategia per combattere l'infiammazione silente - spiega Barry Sears, presidente della Inflammation Research Foundation - è quella suggerita da Ippocrate, e cioè che ciò che mangiamo può essere la nostra medicina, e quindi può essere contrastata da ciò che mangiamo". A tale scopo Sears ha inventato la dieta Zona, il cui principio consiste nel dividere il piatto in tre parti: "Un terzo del piatto deve essere composto da proteine magre, come carne di pollo, pesce o soia, e i restanti due terzi da carboidrati colorati, soprattutto verdura e frutta e condire il tutto con poco olio. In questo modo si riduce lo stato infiammatorio, non si sente fame tra un pasto e l'altro né affaticamento. Si rallenta l'avanzamento delle patologie croniche e dell'invecchiamento, e si ha un buon controllo ormonale e dei geni infiammatori".
Nel nostro organismo esistono circa 8mila geni associati all'infiammazione, e 4mila anti-infiammatori. "Una dieta equilibrata - prosegue Sears - può disattivare i geni infiammatori e attivare quelli anti-infiammatori". Se non si risolve lo stato di infiammazione silente, avvertono gli esperti, si possono sviluppare diabete, cancro, Alzheimer, patologia cardiovascolari, ingrossamento e si avverte un senso di fame perenne. Un approccio, quello nutrizionale, che si sta studiando anche per i trapianti. "Stiamo studiando il ruolo dell'infiammazione - spiega Camillo Ricordi, Direttore del Diabetes Research Institute di Miami - nel rigetto nei trapianti di isole pancreatiche e sono in corso studi di terapie anti-infiammatorie da associare ai protocolli di terapia".
Si è parlato anche di obesità infantile. In Italia abbiamo il tasso più alto d'Europa, con percentuali che arrivano al 36-40% in alcune regioni del Sud. A spiegarlo è Enzo Nisoli, professore di Farmacologia della Statale di Milano e presidente della Società italiana di obesità. Ma ciò che più preoccupa "è la sindrome metabolica, patologia quasi misconosciuta - precisa Nisoli - ma che solo negli Stati Uniti colpisce fino al 45% della popolazione, e che consiste in un incremento del grasso viscerale, e che si lega ad altre patologie, come insulinoresistenza, rischio cardiovascolare, diabete di tipo II, aumento di trigliceridi e calo del colesterolo buono". Una patologia molto diffusa ma "poco diagnosticata e che alla base ha gli stessi meccanismi delle malattie tumorali e degenerative, perché si ha un aumento dei processi infiammatori".
"Per affrontarla - conclude il professore - serve un approccio multifattoriale, che metta al centro il paziente e con i vari specialisti in raccordo tra di loro. Adesso invece il malato è seguito in modo separato per ogni disturbo".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.