Luigi Cucchi
Troppe le vittime per incidenti stradali. Nel mondo uccidono più di 1,2 milioni di persone ogni anno e determinano fino a 50 milioni di feriti. In Europa, ogni anno 120 mila persone muoiono sulle strade e 2,4 milioni rimangono infortunate. Un problema di salute pubblica molto importante, ma ancora troppo trascurato. Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità sono la nona causa di morte nel mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni e la seconda per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate contromisure, entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità. Il peso di questo problema non è distribuito in maniera uniforme tra i diversi Paesi. Pur avendo solo il 48% del totale dei veicoli registrati, nei Paesi più poveri si verifica il 90% degli incidenti globali. Nei Paesi industrializzati negli ultimi 40-50 anni il tasso di mortalità per incidente stradale è diminuito, ma l'incidente stradale rimane una delle più importanti cause di disabilità. In Italia, nel primo semestre del 2015, sono stati quasi 85 mila gli incidenti stradali con lesioni a persone: il numero dei morti entro il trentesimo giorno è stimato in 1.596 casi, mentre i feriti ammontano a 119mila. Nei primi sei mesi del 2015 si è registrata un'inversione di tendenza nel calo della mortalità, con conseguente rischio di registrare un allontanamento dall'obiettivo europeo di riduzione del 50% delle vittime entro il 2020. Sono le città i luoghi in cui avviene la maggior parte degli incidenti in Italia: il 76% si è verificato su strade urbane, causando oltre 223 mila feriti (il 72,6% del totale) e quasi 2 mila morti (44,7%).
Pedoni, ciclisti e motociclisti costituiscono circa il 39% delle vittime della strada e, mediamente, i Paesi a basso e medio reddito hanno un numero complessivo di incidenti pari al doppio di quello dei Paesi industrializzati. Ben il 70% degli incidenti mortali avviene nei Paesi più poveri e, all'interno dei Paesi dell'ex Unione sovietica, il tasso di mortalità è circa quattro volte superiore a quello dei Paesi nordici. I Paesi dell'Est europeo sono quelli con la più alta proporzione di incidenti mortali per i pedoni, mentre Italia, Grecia, Malta, Cipro e Francia sono gli Stati con il più elevato numero di decessi per incidenti mortali in moto. Nonostante questi dati drammatici solo il 29% dei Paesi analizzati ha adottato i criteri minimi di base per ridurre la velocità nelle aree urbane e meno del 10% dei Paesi ha limiti di velocità effettivi. Quasi il 90% dei Paesi ha leggi che regolano il consumo di alcol alla guida, ma solo il 49% ha un limite di concentrazione alcolica nel sangue inferiore o uguale a 0,05 grammi per decilitro. Solo il 40% dei Paesi ha leggi che prevedono l'obbligo del casco per motocicli con caratteristiche specifiche sia per chi guida sia per i passeggeri. Per quanto riguarda il trasporto di bambini, il 90% dei Paesi industrializzati prevede l'obbligo di misure di sicurezza, contro il 20% dei Paesi più poveri.
Per dimezzare i decessi entro il 2020 bisogna fare molto di più.
La commissaria Ue ai trasporti Violeta Bulc ha invitato gli Stati membri ad agire. Tra le cause del rallentamento della riduzione delle vittime degli incidenti stradali, vi sono le eccessive distrazioni da smarthphone e le ridotte risorse finanziarie investite nella manutenzione delle strade.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.