"Vi parlo della mia leucemia guarita da 40 anni"

Maria Tosi, 70 anni, è una delle prime pazienti del professor Luigi Di Bella, ha speso la vita per divulgare la cura Di Bella, fondando anche un'associazione... Vai alla sezione

"Vi parlo della mia leucemia guarita da 40 anni"

Maria Tosi, 70 anni, di Bozzolo in provincia di Mantova, si ammalò di leucemia mieloide acuta quando era appena trentunenne. Venne ricoverata al San Matteo di Pavia, in ematologia, nel novembre del 1973. Lì ci rimase per sei mesi, notte e giorno. La cura per lei era un alternanza di trasfusioni, chemioterapie, digiuni e prelievi di midollo. “Ero segregata, non potevo vedere nessuno per via delle difese immunitarie bassissime – ricorda lei – neppure il mio bambino che aveva appena due anni”. Un giorno fortunato Maria trovò il coraggio di firmare le dimissioni e di andarsene sulle sue gambe. “Avevo deciso che da qui non sarei uscita con i piedi in avanti (ossia da morta)”. Maria stava ancora male ma si aggrappò con tutta se stessa a una speranza: “Devo ringraziare un angelo che lasciò un settimanale sul mio letto di ospedale, con questo titolo in evidenza: Il Prof che ha inventato come rifare le piastrine. Quel “prof” era Luigi Di Bella”.

È da quel giorno che inizia la storia di Maria, una delle prime guarite con la terapia Di Bella. Da allora Maria spende la sua vita ritrovata per gridare al mondo che c’è un modo per sconfiggere il cancro, una cura che si chiama Di Bella. Fonda un’associazione di malati, scende in piazza con gli striscioni per chiedere la libertà di cura, partecipa a trasmissioni televisive. Maria racchiude in sè caratteristiche comuni a tutti i pazienti rinati. Esplode di gioia, si muove per riconoscenza, contagia di speranza gli ammalati. Tuttora lo fa e a volte ci riesce nell’intento di guarirli, “li accompagno a Modena e sa quanti poi mi ringraziano..?”.

Quando si ammalò?
“Poco prima di essere ricoverata, nell’autunno del ‘73, mi sentivo stanchissima, per qualsiasi cosa mi venivano lividi sul corpo. Dopo gli esami il medico mi mandò dallo specialista di Pavia e mi ricoverarono”.

Ma cosa le dissero?
“Che avevo una piastrinopenia, che il mio midollo lavorava poco e che avrei dovuto ricoverarmi per le cure”.

Ma quando arrivò la diagnosi di leucemia?
“Allora non usava informare i pazienti. Di sicuro però i medici parlarono con mio marito e con i miei genitori, mi lasciarono all’oscuro, fino a quando…”

Quando?
“In reparto stavo male, non sopportavo nulla, né i digiuni, né il cortisone. Figurarsi le trasfusioni e le chemio, soprattutto non sopportavo il fatto di non poter andare da nessuna parte. La notte mi svegliavo, scendevo al piano terreno dove c’era la statua di una Madonnina e stavo lì a pregare. Oppure cucinavo la pasta per tutti quelli del reparto. Una notte scartabellai fra le cartelle e lessi il nome della mia malattia, Lma (leucemia mieloide acuta), al mattino urlai col medico, volevo essere informata del mio male…”

E lui?
“A quel punto mi spiegò tutto. Perché mi saliva la febbre, perché dovevo stare in isolamento, quante speranze avrei avuto…”

Quante?
“Non lo sapevano neanche loro, mi dissero “proviamo”. Poi, a distanza di anni, seppi che la mia era una delle leucemie peggiori..”.

Ma un giorno lesse la notizia del professor Di Bella…
“Non seppi mai chi lasciò quel giornale sul mio letto, in reparto non poteva entrare nessuno, forse fu un infermiere. L’articolo mi diede le informazioni che cercavo, si parlava dei primi casi di malattie del sangue trattati con successo con la cura Di Bella…”

Ma come uscì dall’ospedale?
“I medici mi concessero una settimana in libera uscita per stare con il mio bambino, fra mille raccomandazioni (non vada in mezzo alla gente, non prenda freddo eccetera)…Pensi che i miei genitori senza dirmelo avevano preso un appuntamento per me con il professore Di Bella…

Cosa le disse il professore?
“Studiò i miei esami per un’ora in silenzio, poi mi disse testuale: “Non prenda più medicine, si faccia dimettere e segua alla lettera le mie indicazioni (su come prendere altri farmaci): in sei mesi le sue piastrine saliranno”. Vero? “Verissimo” E la guarigione in quanto tempo? “Ho fatto la cura per 20 anni anche se i miglioramenti si notavano già dai primi mesi. Ora prendo solo melatonina, vitamina E, vitamina D e una volta alla settimana i retinoidi”.

Ma cosa le dissero in ospedale?
“Si preoccuparono che firmassi tutte le carte per la dimissione”.

Non le chiesero più nulla?
“Dopo qualche anno gli ematologi di Pavia scrissero all’ospedale di Bozzolo per avere mie notizie, io stavo benone, ormai ero impegnata con l’associazione di malati a divulgare la terapia Di Bella”.

Maria Tosi rimase vedova cinque anni dopo il ricovero al San Matteo, quando suo figlio

aveva sette anni. Cominciò a lavorare come bidella e potè permettersi di pagarsi la cura da sola, ma solo da un certo punto in poi. Perché per i primi 15 anni la terapia di somatostatina le fu regalata dal professor Di Bella.

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