«Liberare le imprese strangolate da tasse e burocrazia? Dobbiamo prendere esempio da Grecia e Spagna, e soprattutto non aver paura di usare la scure sulla pubblica amministrazione: a quei Paesi forse non basterà, ma a noi, che siamo ben più solidi, servirà eccome». È la ricetta in tre punti di Guidalberto Guidi, presidente di Ducati Energia, ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Confindustria Anie, la federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche.
Il primo intervento da mettere in cantiere?
«Abbassare la tassazione sulle imprese, arrivata a livelli insostenibili: anche perché, praticamente ai nostri confini, ci sono i Paesi dell’Est, dove le tasse sulle imprese vanno dal 10 al 20%, contro il 50-60% del fisco italiano. Vanno quindi drasticamente ridotti: e l’unica strada per farlo è quella di ridurre la spesa pubblica corrente».
Concretamente, che cosa bisogna fare?
«La spesa pubblica è fatta di tre componenti: pubblico impiego, pensioni e sanità. Sulle pensioni non si può intervenire più di quanto è già stato fatto, quindi vanno razionalizzati e tagliati gli altri due settori. Non possiamo più permetterci 3 milioni e mezzo di impiegati pubblici».
Quindi lei la pensa come il direttore generale di Confindustria, Galli, favorevole ai licenziamenti?
«Naturalmente bisognerà trovare soluzioni attraverso ammortizzatori sociali, non è che si può buttare la gente sulla strada: ma i dipendenti pubblici devono diventare il 20-30% in meno di quello che sono adesso, e anche gli stipendi devono essere tagliati. Come d’altronde si fa in Grecia e in Spagna».
E il secondo passo?
«Bisogna anche modificare il peso delle imposte, riducendo quelle dirette, come Irpef, Ires e Irap, per dare un po’ di respiro, aumentando invece quelle indirette, come l’Iva».
Questo non farà lievitare i costi dei prodotti?
«Non credo che pochi punti d’aumento cambieranno in misura significativa. Tanto più che l’Italia è anzitutto un Paese che i suoi prodotti li esporta».
Terzo punto: tagliare i lacci della burocrazia. Come?
«Il problema è il costo dell’apparato pubblico, dal Parlamento a chi mette l’ultimo timbro. Quindi, io credo che la cosa migliore sia tagliare drasticamente i livelli autorizzativi, mantenendo solo quelli strettamente necessari: e poi fare controlli severi. Chi non si attiene alle regole, viene bastonato. Senza bisogno di tanti uffici, impiegati e timbri».
Le imprese si lamentano anche dei ritardi con cui la pubblica amministrazione onora i suoi debiti.
«Vero: e c’è anche un altro aspetto, che paghiamo tutti. Infatti i ritardi nei pagamenti fanno lievitare i costi dei beni e servizi acquistati dallo Stato, perché le imprese, per tutelarsi, alzano i prezzi».
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