Sarà Guido Rossi a dover salvare il calcio

Monti rinuncia, Rivera bocciato. Collina per gli arbitri. La federazione: «Il campionato rischia di partire ad ottobre». Problemi per la Champions

Franco Ordine

da Roma

Il nome c’è: sarà Guido Rossi, ex presidente della Consob, uno dei massimi esperti di diritto societario, il legale che ha guidato il ricorso all’antitrust per i diritti televisivi, il commissario designato per la federcalcio. Personalità fuori dallo sport, dovrà durare in carica almeno un anno. Nomina da ratificare oggi a mezzogiorno, al foro Italico. Rossi da questa mattina dovrà occuparsi della palla prigioniera, il più grande scandalo dell’era moderna. Arrivato dalla scrivania di Gianni Petrucci, presidente del Coni, sul far della notte dopo un parto lungo e doloroso, scandito da molti no e da troppe auto-candidature, a conferma di tormenti e difficoltà, incomprensioni e dissidi personali. Scelta resa complicatissima da prestigiosi rifiuti, Letta e Gifuni i primi seguiti da Monorchio e Mario Monti. «Non c’è la fila dietro la porta di via Allegri, è una bella gatta da pelare» ricordano stagionati dirigenti che nel calcio italiano han vissuto l’epopea del primo calcio-scommesse. In confronto pare la favola di Biancaneve e i sette nani. Il neo-commissario della Federcalcio non può e non deve lavorare da solo: ha bisogno al suo fianco di una vera e propria squadra, collaboratori fedeli e fidati, che si devono occupare delle aree più importanti e impegnative della federcalcio, la Nazionale da scortare al mondiale, gli arbitri da bonificare, i campionati prossimi da organizzare, la giustizia sportiva da guidare con mano ferma, resistendo a ogni tipo di pressione, politica e non in vista dei processi per illecito che saranno apparecchiati. A proposito dei campionati, il terrore corre sul filo del fax: da Abete è partito ieri un avvertimento per l’Uefa, «qui non saremo pronti a partire prima di ottobre» suggerisce Carlo Tavecchio, presidente dei dilettanti. Salteranno anche coppa dei Campioni e qualificazioni europee? Significa chiudere il calcio, altro che storie.
Per il club Italia, sembra scontata la nomina di Giancarlo Abete, vice-presidente vicario, neanche sfiorato dall’attuale ciclone, già nominato da Carraro a capo della delegazione. Ancora da decidere invece gli altri vertici dentro i quali si registrano disperati tentativi, tipo Lanese, presidente dell’Aia auto-sospeso, il protagonista dell’affare Paparesta chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria, che chiede ai comitati regionali un documento di sostegno e di solidarietà. È tempo perso perché il settore dei fischietti è da ribaltare completamente, con una figura di grande prestigio e credibilità. Il nome più accreditato resta quello di Pierluigi Collina, già speso presso la commissione arbitrale dell’Uefa. All’arrivo del commissario hanno dato via libera, in un vertice breve e nervoso, i superstiti della federcalcio, Abete ha riunito intorno a un tavolo i presidenti delle leghe rimasti in carica. «Non ho mai pensato alle dimissioni, le leghe sono un’altra cosa rispetto alla Figc» è da sempre la posizione di Adriano Galliani confermata anche ieri sera, all’uscita della riunione in via Allegri.
Non sono mancate le maldestre invasioni politiche. Veltroni ha spinto in avanti Gianni Rivera, autore di alcune frasi pronunciate nella sede dell’associazione della stampa estera. Petrucci ha respinto al mittente la segnalazione. E Alemanno, ex ministro di An, ha tagliato la strada con una dichiarazione impegnativa: «Serve una personalità non politica, fuori luogo la proposta di Veltroni».

Poiché i guai non vengono mai da soli, c’è da registrare l’iniziativa del commissario anti-corruzione Gianfranco Tatozzi che spedisce negli uffici di via Allegri la guardia di finanza per ottenere documentazione che accerti e stabilisca se vi sia stato un adeguato controllo sul regolare svolgimento dei campionati di calcio.

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