Scatta il tempo delle Olimpiadi Ed è firmato Omega

A Rio in campo tecnologia d'avanguardia per cronometrare tempi e punteggi

Fabrizio Rinversi

Peter Hürzeler può essere ritenuto la memoria storica del cronometraggio Omega, essendo entrato in Omega Timing nel 1969 e avendo raggiunto, con questa di Rio de Janeiro, la sua 18ma Olimpiade. Il suo è stato un contributo tecnico sostanziale per l'evoluzione dei dispositivi di misurazione cronometrica della Casa nei diversi sport, e di aneddoti ne può raccontare a decine, come, ad esempio, la richiesta di Usain Bolt di acquistare, dopo le Olimpiadi di Londra 2012, i blocchi di partenza (esigenza soddisfatta). Insomma, dal 1932, anno in cui grazie a un cronometrista e a 30 cronografi di alta precisione, Omega fu scelto come Official Timekeeper dei Giochi di Los Angeles, la Maison di passi in avanti ne ha fatti, passi da gigante, per meglio dire, legando indissolubilmente il proprio nome alla manifestazione sportiva più affascinante del mondo. Soprattutto dopo le Olimpiadi di Città del Messico del 1968, evento in cui introdusse il cronometraggio elettronico al centesimo di secondo ed esordì la fotocamera sulla linea del traguardo. Ricordiamo, nel 1984, l'impiego di una sofisticata tecnologia in grado di rilevare le false partenze, misurando la pressione esercitata dagli atleti sui blocchi di partenza rispetto al momento dello start: un sistema che si è sviluppato, oggi, al punto da fissare in 135 millesimi di secondo il limite di reazione allo sparo (misurato da sensori che indicano la curva della forza del concorrente), al di sotto del quale, è segnalata la partenza anticipata. A Rio de Janeiro il dispiegamento di forze e mezzi che Omega Timing metterà in campo sarà imponente: 450 tonnellate di attrezzature, 480 cronometristi sul posto, 200 km tra cavi e fibre ottiche, 79 tabelloni segnapunti per il pubblico e 335 destinati alle specifiche specialità sul campo di gara. Eccezionale il livello tecnico raggiunto, come la pistola elettronica dello starter, collegata ad altoparlanti collocati dietro ad ogni corridore (quando è premuto il grilletto, contestualmente, viene emesso un suono, un segnale luminoso e azionato il cronografo), o le fotocellule poste sulla linea del traguardo per fermare la cronometria, portate da due a quattro (consentono di rilevare porzioni maggiori del corpo dell'atleta). E dato che, come sottolinea Hürzeler, la vittoria è attribuita non per il tempo, ma per la posizione del corpo rispetto al traguardo, ecco la Scan'O'Vision MYRIA, una fotofinish camera d'ultima generazione, in grado di catturare 10.000 immagini digitali al secondo che, unitamente alle fotocellule, consente una precisione di giudizio assoluta. Ecco, poi, nel nuoto, i touch pads posizionati alla fine di ogni corsia, regolati su di una forza di 1.5~2.5 kg per arrestare il cronografo (se il contatto è troppo leggero, «interviene» una videocamera che scatta 100 immagini al secondo). E, ancora, i nuovi tabelloni segnapunti dedicati al golf, dotati di un sistema di misurazione radar (velocità, distanza e altezza del colpo) e l'innovativo sistema a scansione integrato per la registrazione del punteggio nel tiro con l'arco (precisione di 0,2 mm).

La tradizione, comunque, è sempre la tradizione e, anche a Rio de Janeiro, non mancheranno le campane dell'ultimo giro, realizzate in bronzo e rigorosamente a mano, presso la fonderia di Blondeau, vicino a La Chaux-de- Fonds, la culla dell'orologeria svizzera, ça va sans dire...

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