Sconfitto chi invoca norme e codici per colpire i nemici

Domani il Parlamento europeo comincerà a votare sui cosiddetti profili nutrizionali. Cioè quel complesso di norme straordinariamente analitiche per stabilire ciò che fa bene e ciò che fa male tra i cibi, le bevande, gli alimenti. I criteri sono noti. E Piero Ostellino, sul Corriere di qualche tempo fa, ha posto in luce i rischi di una tirannide burocratica della salute. Espressione di uno stato etico diffuso e pervasivo che, partendo nobilmente dalla «Repubblica» di Platone, attraverso i paradossi del «Leviatano» di Hobbes, rischia di approdare al dovere di essere sani della dittatura del III Reich.
Il metodo, un po’ mascherato da prescrizioni sulla pubblicità, si pone il lodevole obiettivo di farci essere tutti più salubri a prescindere da gusti, culture, tradizioni, identità, famiglie. Su tutto incombe l’implacabile anatema delle cifre. In Eurolandia il 23% della popolazione adulta e obesa, un europeo su quattro, soffre di malattie cardiovascolari che causano il 42% delle morti degli individui adulti e il diabete, presente nel 7,5% della popolazione.
Di fronte a questo flagello biblico è facile sostenere, al di là di ogni sicurezza scientifica, che un cetriolo scondito come spuntino è meglio di una merendina a prescindere dai gusti del bambino e financo della sua mamma. Spesso gioiosamente e umanamente ambivalenti nell’essere bisognosi di comprensibili e perdonabili dolcezze. Ma tant’è di fronte ad un dogma più dimostrato dei modelli di Copernico e Galileo sull’universo.
In fondo questa ortoressia, cioè la conosciuta compulsione nevrotica al mangiare sano ad ogni costo (e di cui si può anche morire), su base burocratico-giurisdizionale è solo la punta di un iceberg di un atteggiamento più diffuso. Un modello di vita e di mondo che, di fronte allo spavento per il futuro dell’umanità e del suo mondo, dopo la crisi delle grandi ideologie del Novecento (marxismo in testa), pensa di sopperire alla fragilità delle profezie utopistiche con la blindatura delle regole e dei controlli.
In questa sorta di idolatria per tutto ciò che appaia una minuziosa e ossessiva elencazione di precetti non c’è soltanto l’ossessione depressiva e conservatrice di tutti i sistemi che si sentono defraudati di un futuro a lungo agognato, come è accaduto ai Comunisti di tutte le latitudini. Bensì una sorta di Fariseismo doppiopesista comune a tutti i sistemi morali basati sulla falsa coscienza che tende ad affermare l’eterno aforisma: «Per gli amici tutto, per i nemici la Legge».
Com’è malinconica la ex libertaria Emma Bonino che, dopo aver agitato per decenni la bandiera di canne libere e di aborti rivoluzionari e fuori legge, si attarda come un Fariseo del Sinedrio ad agitare la prevalenza dei codicilli sulla sostanza che gli stessi dovrebbero presidiare.
Diceva Voltaire che ciò che caratterizza un vero liberale è essere pronto a dare la vita perché anche un oppositore o un antagonista si possa liberamente esprimere con le opinioni e persino con il voto.
Appare quindi paradossale che qualcuno pensasse fosse meglio vincere per assenza dell’avversario, piuttosto che doversi misurare con il consenso liberamente espresso da milioni di cittadini. Poco importa se a causa della stupidità di chi doveva consegnare un fascicolo o della (non sappiamo se artata) rigidità di chi lo doveva ricevere.
Le norme, anche quelle burocratiche, sono poste a presidio del loro fine ultimo che è la sostanza stessa della Democrazia come libertà di scelta (concetto su cui Bobbio insistette molto). Così come una vita sana e gioiosa è la vera finalità di ogni norma igienistica e alimentare, e non viceversa.
Al tempo di Gesù, le precisissime norme delle Mizvot talmudiche prevedevano ben 613 norme per essere un buon israelita. Molte di queste erano legate alle parti del corpo e a norme alimentari molto precise. Delle ragioni anche igienistiche (come il divieto della carne di maiale o dei molluschi probabilmente insalubri nel clima del deserto) si era persa l’origine razionale, ma la norma era rimasta. Il Nazareno ribadì che non sono i cibi impuri che contaminano l’uomo, ma i pensieri e le intenzioni che escono da lui.
È la legge fatta per l’uomo e non l’uomo per le leggi. La persona viene prima del cittadino e il cittadino prima della collettività dello Stato e persino delle sue costituzioni che possono cambiare ed evolvere come tutte le normative liberamente espresse.
I francesi, di sicura tradizione democratica, hanno cambiato la loro cinque volte dalla Rivoluzione ad oggi. Mediamente due volte al secolo. Persino noi non abbiamo più lo Statuto Albertino. Ma qui, come ben si vede, siamo su questioni molto più malinconiche e minute. Come la venerazione religiosa delle norme burocratiche per la consegna di un faldone, dal cui esito rocambolesco dovrebbe sottostare la libera volontà democratica di milioni di persone.

Oppure la liturgia di direttive euro-burocratiche su carote grattugiate e semi di girasole, invece di peccaminosi ovetti di cioccolato, come unica garanzia di ogni salute dell’anima e del corpo delle generazione di europei del presente e del futuro. In un continente che, dopo aver nascosto le sue grandi radici cristiane o giudaico-cristiane, si affida disciplinato ad un venerato libretto sacro di tabelle dietetiche.

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